Le frontiere della sinistra
di Pierluigi Castellani
Un recente intervento su La Repubblica di Francesco Ronchi, docente e membro della segreteria regionale del PD dell’ Emilia Romagna, unitamente al ricordo, sempre sullo stesso giornale, della famosa intervista, di 35 anni fa, di Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer sulla questione morale, hanno riacceso il dibattito su quali debbono essere le nuove frontiere della sinistra nel nostro paese. Lucidamente Ronchi, nel suo intervento, parte dalla constatazione che sia in Italia, con le ultime elezioni amministrative, sia in Inghilterra , in occasione del referendum sulla Brexit, il tradizionale bacino elettorale della sinistra ha abbandonato i partiti della sinistra, in particolare in Italia il PD, per far convergere i propri voti su schieramenti di destra , o prossimi alla destra, ricercando certezze e sicurezze che la sinistra non saprebbe più assicurare. La rievocazione dell’intervista a Berlinguer è poi servita per un richiamo alla legalità e per riproporre la questione morale in un momento in cui per Mafia capitale ed altro il PD è sotto scacco. Quindi da una parte sembra che con Berlinguer si voglia in qualche modo riproporre il problema della cosiddetta “diversità” della sinistra, che del resto anche 35 anni fa non ebbe proprio molto successo, mentre dall’altra sembra che nell’ individuare le nuove frontiere della sinistra non basti più andare in direzione della tradizionale diffusione del welfare, quando c’è prima da assicurare il welfare già raggiunto e che sembrerebbe messo in discussione dalla concorrenza degli immigrati, visti anche dal mondo operaio e dalle classi sociali in difficoltà, come pericolosi concorrenti, che mettono a rischio quanto già acquisito e conquistato. “Negare l’esistenza – scrive Ronchi – di una tensione fra nativi e immigrati o, ancora peggio, limitarsi all’esaltazione retorica del multiculturalismo e delle sue virtù non risolve il problema, ma lo esacerba, consegnadone il monopolio all’estremismo”. Sono considerazioni queste che fanno pensare, perchè non basta limitarsi ad osservare che le periferie di città come Roma e Torino non sono più il tradizionale serbatoio di voti della sinistra, cosa del resto avvenuta anche in Inghilterra con il voto sulla Brexit, dove si è assistito che a favore dell’Europa c’è stato soprattutto il voto della ricca Londra, se poi non ci si interroga su quali sono le esigenze e le motivazioni che queste periferie e le campagne inglesi hanno voluto esprimere. E tra queste c’è sicuramente la paura del diverso e della insicurezza che si accompagna al fenomeno della globalizzazione. Certamente questo non significa che anche la sinistra deve innalzare muri, ma che la sinistra deve guardare con più serietà al problema della globalizzazione e a quello che ne discende. E’ un problema di governo dei fenomeni non già della loro impossibile cancellazione. Per questo la sinistra e l’Europa nel suo complesso non possono perdere più tempo, debbono comprendere che insieme al superamento delle politiche di austerità, c’è il governo solidale di fenomeni come l’immigrazione, perchè altrimenti, come ricorda ancora Ronchi ” il richiamo che le radici esercitano sugli ultimi, il ritorno all’ Heimat, alle tante patrie individuali, alla comunità che protegge” potrebbe segnare ancora di più l’allontanamento delle masse popolari dalla sinistra e dai suoi tradizionali valori. Per riscrivere le frontiere della sinistra non è più sufficiente un richiamo nostalgico alla tradizione berlingueriana, bensì occorre una maggiore consapevolezza di quello che è il vissuto più profondo di quelle masse, che abbandonate a se stesse possono diventare vittime di qualunque estremismo.