Terremoto: tutti, nessuno escluso, hanno dato una mano
di Marina Sereni*
“Una nuova grande tragedia. La terra ha tremato di nuovo nell’Appennino del Centro-Italia spezzando tante, troppe vite, distruggendo interi paesi, case, scuole ma anche progetti, sogni, speranze. Il dolore e il cordoglio hanno unito la comunità nazionale in uno sforzo straordinario per soccorrere le popolazioni colpite e per gestire l’emergenza. Tutti, nessuno escluso, hanno dato una mano. Tutti, nessuno escluso, hanno visto un sistema di Protezione Civile efficiente, perfettamente in grado di gestire una grave emergenza coordinando efficacemente tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti.
Ora si apre una fase nuova, un percorso complesso che deve riguardare in primo luogo la post-emergenza e la ricostruzione e, in parallelo, un’azione di medio lungo periodo per fare un salto di qualità sul versante della prevenzione e della messa in sicurezza del patrimonio edilizio delle zone sismiche del nostro Paese. Non si può e non si deve confondere i due piani, pena un dibattito politico-istituzionale confuso e fuorviante.
Andiamo con ordine. Fin qui l’azione si è concentrata – ne’ poteva essere diversamente – sulla necessità di salvare vite umane e di dare una prima sistemazione provvisoria alle persone sfollate. Non è ancora chiaro, perché non si è ancora potuta svolgere la necessaria opera di sopralluogo nei singoli edifici danneggiati, il numero delle persone e delle famiglie che hanno perso la casa di residenza e che dovranno trovare una sistemazione alternativa per un periodo medio-lungo. Le scosse continuano e non è semplice concludere questa fase rapidamente.
Tuttavia è abbastanza evidente che mentre il bilancio delle vittime è terribilmente alto, mentre il patrimonio distrutto è molto, il numero degli sfollati non sarà enorme. Questo dovrebbe rendere possibile una sistemazione post-emergenza in tempi piuttosto rapidi e attraverso soluzioni adeguate. Tra “autonoma sistemazione” (il contributo monetario per quelle famiglie che trovano case in affitto o ospitalità presso parenti e amici) e moduli abitativi di legno potrebbe così mantenersi l’impegno preso dal Governo e dalle autorità locali di mantenere le persone nei loro contesti. La condivisione delle scelte con le comunità locali sarà essenziale anche per aiutare da subito le attività economiche e produttive del territorio, unica garanzia per poter garantire davvero un futuro a queste aree.
Ogni terremoto ha una storia in se’, ogni situazione ha le sue peculiarità. Tuttavia le ultime esperienze hanno dato – nel bene e nel male – molte indicazioni. Dobbiamo far tesoro dei risultati positivi e degli errori.
In particolare gli esempi virtuosi del sisma Umbria Marche del 1997 e il più recente dell’Emilia Romagna mi sembra siano da tenere in considerazione. Non tanto per cercare “modelli” teorici ma per fare una ricostruzione di qualità, nei tempi possibili, in piena trasparenza. Saranno necessarie norme, saranno necessarie risorse, sarà necessaria la collaborazione tra Governo e Parlamento, tra il Governo, le quattro Regioni interessate e i Comuni maggiormente colpiti.
La nomina di Vasco Errani a commissario unico per la ricostruzione credo sia una garanzia non solo per la serietà e la competenza della persona ma anche per la capacità di Errani di dialogare con tutti i soggetti interessati. Sono sicura che anche le critiche di queste ore si potranno superare nel concreto lavoro dei prossimi giorni e mesi.
Infine, il tema più complesso e di più lungo periodo: un piano per la prevenzione, per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e delle abitazioni private nelle zone a più elevato rischio sismico. Il Presidente del Consiglio – e anche oggi in Commissione il Sottosegretario alla Presidenza De Vincenti – ha annunciato un programma “Casa Italia” con questo obiettivo. Si tratta di una sfida enorme che tuttavia è da tempo presente nel lavoro parlamentare: non è un caso che il cosiddetto ecobonus del 65% sia stato esteso negli ultimi anni anche ad interventi di adeguamento strutturale e antisismico per le aree di rischio 1 e 2. Non è un caso che già 2,3 miliardi di euro siano stati impegnati per l’edilizia scolastica proprio in nome della sicurezza dei nostri istituti.
Non è un caso che il Parlamento abbia messo mano a molti provvedimenti – da ultimo la riforma della Protezione Civile – per rendere il nostro Paese sempre più capace di rispondere alle emergenze. Ecco, ora abbiamo la possibilità (e la necessità) di allargare lo sguardo e pensare ad un programma pluriennale più ambizioso e complessivo, per mettere in sicurezza case ed edifici pubblici reperendo e mobilitando risorse di diversa provenienza, pubbliche e private, nazionali ed europee. Da questo punto di vista gli incontri del Presidente Renzi con i nostri partner europei fanno sperare in un atteggiamento di disponibilità e sensibilità.
In democrazia la dialettica tra le posizioni è fisiologica e positiva. Nessuno pretende dunque di cancellare le differenze tra le forze politiche e tra maggioranza e opposizione. Ma i governi cambiano e i problemi restano e, come dimostrano anche le prime settimane dell’esperienza Raggi a Roma, è più facile parlare che fare, è più facile denunciare che risolvere…
Per rispetto verso i morti e soprattutto per dovere verso i vivi mi auguro che in Parlamento e fuori tutte le forze politiche trovino il modo di collaborare per raggiungere risultati positivi, evitando inutili e pretestuose contrapposizioni. La credibilità delle istituzioni si misura di fronte alle difficoltà e ora siamo tutti alla prova”.
*vicepresidente della Camera dei Deputati