LEVANTE. Considerazioni del mattino UN SOGNO RIGENERANTE

di Maurizio Terzetti
La Rocca Paolina abbattuta, il tram cancellato dalle vie della città, le scale mobili vanto mondiale, il minimetrò invenzione geniale: per qualche momento, ieri mattina, mentre assistevo all’incontro-dibattito “Perugia: rigenerazione urbana” non ho potuto fare a meno di astrarmi verso questi pensieri, che sono i capisaldi di uno di Assisi che in 64 anni ha frequentato moltissimo Perugia e una sua idea della storia del capoluogo se l’è fatta, da una posizione decentrata e antitetica come può essere quella di Assisi, ma se l’è fatta.
E mentre consideravo la generosità con cui si prodigava il giovane artefice della lunga mattina di studio che s’è svolta nella Sala Sant’Anna – Emanuele Scarponi – mi sembrava impossibile che non emergesse che la prima “rigenerazione” urbana del capoluogo è cominciata, in epoca moderna, con l’abbattimento del Forte Paolino, per stare al discorso degli urbanisti presenti, è proseguita con l’eliminazione di un gioiello come il tram dalla stazione al centro, per stare al discorso dei molti esperti di mobilità cittadina presenti all’incontro, e si è espressa come più non si poteva scavando nelle viscere di Perugia il percorso delle scale mobili e volando sul panorama dell’acropoli con il minimetrò, per stare agli esperti di trasporto pubblico che pure non mancavano fra i relatori del convegno.
Molti interventi mi hanno riportato alla realtà e alle premesse da cui quest’incontro può essere nato. Così ho apprezzato le proiezioni sulla città che potrà essere fra un paio di decenni, la messa a fuoco del grande problema attuale delle periferie “senza piazze” del capoluogo, le riflessioni à rebours di un intellettuale come Fabio Ciuffini che, buon segno, erano in tono con interlocutori di diversissima formazione culturale, generazionale e politica, l’accento posto con sincera drammaticità su Fontivegge, l’ex Carcere e, in parte, anche sulla nuova Monteluce, la rudezza necessaria di chi ha richiamato al fatto che per “rigenerare” la città periferica ci vorranno, in molti casi, drastici abbattimenti e ricostruzioni per le quali i finanziamenti governativi dovranno essere all’altezza delle necessità, il quadro sempre sconsolante delle grandi infrastrutture viarie d’ogni tipo intorno a Perugia.
Per inquadrare tutte queste urgenze, si è ripartiti dai decenni recenti di un Piano regolatore giudicato di notevole spessore ma andato per forza di cose in crisi, e sul punto l’inevitabile polemica con le passate amministrazioni è sempre stata tenuta sotto traccia: il sindaco Romizi e il sottosegretario Bocci hanno dialogato condividendo il predominante punto di vista delle esigenze della comunità, rispetto alle quali le divisioni politiche hanno e avranno altre sedi in cui animarsi.
I problemi andavano posti e il Convegno la sua parte l’ha fatta. Poiché il lavoro cominciato dovrà proseguire, mi preme ritornare al punto da cui sono partito e suggerire che, in altre occasioni da promuovere con continuità, bisognerà avere interventi che leghino maggiormente il rapporto decisivo tra acropoli e periferie, che ieri risultava, alla fine, scollato e non problematizzato a dovere.
La cosa non è di poco conto, se si pensa – ma vorrei tanto sbagliarmi nel ricordo, sto citando a memoria – che una ventina o poco più d’anni fa alcuni fra i relatori di ieri hanno concepito dei piani di “rigenerazione” di un luogo centrale come Piazza d’Italia secondo parametri “inventivi” che ieri ho visto applicati “solo”alla periferia della città: secondo quel progetto, tutto il lavoro fatto per creare la nuova Perugia ottocentesca sul Colle Landone sarebbe dovuto sparire – sempre se non ricordo a sproposito – per lasciare il posto a uno scenario urbanistico che, sulle tavole, era agghiacciante.
Ecco, ieri l’acropoli è stata solo sfiorata dalla necessità di interventi meno “degeneranti” come quelli per il Mercato Coperto e per il Turreno, che in ogni caso non sono certo cose da poco e sulle quali il Comune dovrebbe avere la piena regia rispetto a patronati e a lobbies varie. Ma, rispetto a “rigenerazioni” come quella paventata a suo tempo per Piazza d’Italia, ho tirato un sospiro di sollievo mentre, prima di uscire dalla Sala Sant’Anna, sono passato, nella pausa dei lavori, per il retrostante chiostro, ombroso e silenzioso quanto basta per rigenerarsi la salute, dottor Tiziano Scarponi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.