Vertenza Ast, la giornata più lunga: il blocco dell’A1, la tensione in viale Brin, l’incontro tra l’Ad e il prefetto
TERNI – La vertenza Ast ha vissuto oggi la giornata più lunga e impegnativa. L’arroccamento da parte della proprietà intorno all’attuazione di un piano ritenuto irricevibile che porterà a un progressivo depauperamento dello stabilimento di viale Brin ha determinato la giornata più difficile di mobilitazione da parte dei lavoratori. Una giornata, che non è ancora conclusa, e che è cominciata con lo sciopero di questa mattina. In concomitanza con le tre ore di astensione dal lavoro, dalle 10 alle 13, proclamate dai sindacati di categoria, i lavoratori hanno spostato la loro protesta a Orte. Intorno alle 10, dodici pullman si sono mossi da Terni alla volta del casello autostradale. L’obiettivo era quello di alzare il livello di attenzione su una delle vertenze più significative, “non solo per l’Umbria – hanno detto – ma per l’intero Paese”. “Da oggi – ha aggiunto qualcuno di loro – nessuno in Italia potrà più dire di non conoscere la nostra vertenza”. Intorno alle 11.30 è cominciata la manifestazione con un migliaio di lavoratori che hanno bloccato il casello. Un centinaio di operai, invece, che avrebbe voluto unirsi alla protesta, è rimasto bloccato a Terni per un disguido con l’organizzazione dei pullman. Prima di mezzogiorno, grazie anche alla professionalità delle autorità e delle forze di polizia di Terni e Viterbo che hanno gestito l’ordine pubblico, gli agenti hanno aperto il cordone e consentito agli operai di manifestare lungo l’autostrada, bloccando, ma senza tensioni o scontri, le corsie su entrambi i sensi di marcia. L’iniziativa è durata nel complesso un quarto d’ora. Poi è iniziato il deflusso e il ritorno a Terni.
Nel pomeriggio, nello stabilimento di viale Brin, era in programma la riunione che avrebbe sancito lo scioglimento dei consigli d’amministrazione delle società consociate, avviando così la nuova organizzazione aziendale che le avrebbe viste diventare semplici reparti dell’Ast. In altri termini, per dirla con le parole degli operai, sarebbe stato “l’inizio della fine”. I lavoratori hanno di fatto bloccato la riunione: prima hanno presidiato il piazzale su cui si affaccia la palazzina dove era in corso la riunione, poi hanno fatto irruzione all’interno con la richiesta precisa di incontrare l’amministratore delegato Lucia Morselli che, a sua volta, si è barricata in ufficio negando colloqui a tutti anche al sindaco Di Girolamo e al prefetto Bellesini, giunti sul posto insieme al questore Belfiore. Una situazione di tensione che è andata avanti per tutto il pomeriggio: gli operai a gridare contro il progetto di smantellamento del polo siderurgico e i segretari provinciali dei sindacati a chiedere un confronto con l’ad. Non è servita a stemperare la tensione neppure la convocazione dei sindacati a Roma il 6 agosto intorno al tavolo del ministero del lavoro. Verso le 19 la situazione si è sbloccata: su iniziativa delle autorità presenti il loco, gli operai che avevano fatto irruzione nella palazzina hanno lasciato lo stabile e hanno raggiunto gli altri colleghi che stazionavano nel cortile. A quel punto Lucia Morselli ha accettato di incontrare il prefetto Bellesini. Incontro tutt’ora in corso. L’auspicio è che da un atteggiamento di arroganza assunto dall’azienda in questi giorni, si possa passare a una fase di confronto. Più di mille operai continuano a presidiare il cortile interno dell’Ast.