Piano di sviluppo rurale, volano gli stracci tra Cgil e assessore Cecchini

PERUGIA – Duro botta e risposta tra la Cgil e l’assessore regionale Fernanda Cecchini sulle potenzialità del Piano di sviluppo rurale dell’Umbria. A criticarlo il sindacato, durante la presentazione del rapporto Ires sullo stato dell’economia regionale. “Il programma di sviluppo rurale per l’Umbria dà rilievo alle azioni legate al potenziamento della competitività del settore agricolo e di quello forestale, alla salvaguardia, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi, e alla promozione dell’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle zone rurali. E, nel pieno rispetto di queste regole europee, la nostra regione si è dotata del suo programma di sviluppo che da più parti è considerato tra i più efficaci ed innovativi”, dice l’assessore.

“Dispiace dunque che una organizzazione sindacale importante come la CGIL – continua la Cecchini – non conosca gli obiettivi e (sembrerebbe) nemmeno i contenuti del PSR dell’Umbria. Dispiace e sorprende questa posizione –  ha affermato l’assessore – visto che peraltro la Cgil, così come le altre Organizzazioni sindacali, fa parte del Comitato di Sorveglianza del Piano di Sviluppo rurale, di quell’organismo regionale insomma che ha il ruolo fondamentale di discutere ed approvare i criteri e gli obiettivi del Programma prima dell’invio a Bruxelles”.

“Mal si comprende dunque il senso di questa presa di posizione. Si ha quasi la sensazione che la Cgil scopra oggi il Programma di Sviluppo rurale che, come è noto a tutti, non è più un Piano di sviluppo dedicato soltanto all’agricoltura, ma un Programma che deve occuparsi della tutela e dello sviluppo dei territori rurali. E dunque si occupa doverosamente di tutte le problematiche di questi territori per potenziarne la competitività. Mi stupisce dunque che la Cgil metta in collegamento la perdita di occupazione in Umbria con il Programma di sviluppo rurale considerando che non solo il settore agricolo ed agrindustriale ha retto ma che le risorse messe a disposizione dalla Comunità europea vanno proprio a favorire il mantenimento e la crescita di questo patrimonio occupazionale. Il Programma di sviluppo rurale infatti sostiene le imprese del settore agricolo, la loro innovazione, con particolare attenzione ai giovani, ma – sottolinea l’assessore Cecchini – interviene anche sui servizi, sull’innovazione tecnologica, la cooperazione e il trasferimento delle conoscenze. Così come contiene misure volte alla tutela e la qualificazione delle risorse naturali, alla protezione dell’ambiente e alla prevenzione dei cambiamenti climatici. Ed infine sostiene l’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle aree rurali portando migliorie alla popolazione rurale attraverso servizi tradizionali quali gli investimenti su strade ed irrigazioni o più innovativi come la banda larga. E tutto ciò – ha concluso l’assessore – si attua attraverso progetti, pubblici e privati, che tengono conto delle problematiche e delle proposte messe in evidenza sia dal sistema di enti pubblici che governano il territorio, sia dalle imprese che in questi territori ci vivono o vogliono insediarsi. Certo farebbe piacere a tutti avere la botte piena e..il marito ubriaco. Fare meglio comunque è sempre un obiettivo ed un ambizione che sta nell’agenda della giunta regionale e mi auguro che lo stesso obiettivo sia condiviso anche da un sindacato moderno e che sappia guardare al futuro”.

“A forza di chiedere un sindacato moderno ecco dove siamo arrivati, all’apice di una crisi senza precedenti, con l’Umbria che arretra pesantemente e si avvicina sempre di più agli standard economici delle regioni meridionali”. Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria replica così all’assessore Cecchini, che si è detta stupita del fatto che la Cgil critichi i risultati, in particolare in termini occupazionali, delle politiche agricole messe in campo dalla Regione, attraverso l’utilizzo di ingenti risorse europee. “Dopo sette anni di gestione dei fondi comunitari per l’agricoltura e un calo, dal 2008 al 2015, di quasi il 10% della domanda di lavoro in agricoltura (dati Istat), l’assessore farebbe bene a confrontarsi nel merito e rispondere ai cittadini umbri per le responsabilità che ha avuto ed ha, senza il timore di porsi delle domande e cambiare/correggere le politiche che non si sono dimostrate all’altezza della situazione. Questo sì sarebbe un segno di lungimiranza e capacità politica, molto più che rispondere in maniera piccata per delle critiche che si fondano su dati purtroppo oggettivi e ben noti alle lavoratrici e ai lavoratori di questa regione”.

 

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