Perugia, celebrata la “Giornata Mondiale del malato”
PERUGIA – Un sole quasi primaverile ha reso più gioiosa la XXV Giornata Mondiale del Malato celebrata a Perugia nel pomeriggio di domenica 12 febbraio nella chiesa parrocchiale del quartiere di Santa Lucia, gremita come ogni anno per questa significativa ricorrenza da malati, disabili, operatori socio-sanitari e volontari di diverse associazioni e organizzazioni di ispirazione cristiana e laica impegnate nel mondo della sofferenza. E la sofferenza, vissuta con fede e speranza, è da sempre al “centro” del messaggio che questa particolare Giornata, voluta da san Giovanni Paolo II nel 1992 e celebrata nella solennità della Beata Vergine Maria di Lourdes (11 febbraio), trasmette a tutti i fedeli.
E’ stato lo stesso cardinale Gualtiero Bassetti, che ha presieduto la celebrazione eucaristica della Giornata del Malato con diversi sacerdoti, a soffermarsi sulla sofferenza del malato: «Colui che è affetto dal dolore fisico, morale – ha evidenziato il porporato all’inizio dell’omelia – ha una speciale parola profetica da pronunciare e da testimoniare. Il malato è un profeta nella Chiesa di Dio ed è soggetto attivo di pastorale nella Chiesa locale. Chi è portatore di malattie anche gravi non è oggetto di attenzioni, ma è soggetto attivo proprio perché il sofferente è profeta e testimone. Chi nella sofferenza trova la vicinanza della Chiesa che si china su di lui, arriva a comprendere che non solo è oggetto di cura, di attenzione e di carità, ma è anche soggetto di azione con una precisa vocazione, quella di partecipare in modo significativo alla missione stessa di Cristo e della Chiesa. Ciò significa che la cura pastorale dei malati non è opera esclusiva di alcuni – ci sono veramente tante associazioni benemerite che si chinano su di loro -, ma piuttosto è e sempre più deve essere opera di tutta la Chiesa, perché il mondo della malattia e della sofferenza riguarda ogni umana creatura, fa parte della fragilità. Tutti nella Chiesa siamo quindi soggetto di impegno e di missione nei confronti degli altri».
Il cardinale ha poi ricordato le parole pronunciate da papa Paolo VI al termine della Via Crucis del 1965: «Cristo lancia una vocazione al dolore, chiama il dolore ad uscire dalla sua disperata inutilità e a diventare fonte positiva di bene. Il dolore è sacro ed indica la dimensione della vocazione del sofferente, che è uno come Cristo, che patisce per gli altri, un benefattore dei fratelli, è un ausiliario della salvezza». Anche san Giovanni Paolo II, ha evidenziato il presule, ha parlato di «vocazione della sofferenza» nel dire: «Il mondo non si salva senza preghiera e sofferenza. La sofferenza è quindi tesoro per l’umanità e se il Signore ti ha dato il dono della salute – dice Giovanni Paolo II -, tu che stai bene cosa fai e cosa hai fatto per i sofferenti? Anche una carezza può asciugare tante lacrime».
Il porporato si è soffermato sul messaggio di papa Francesco per questa XXV Giornata Mondiale del Malato, sottolineando il passaggio in cui il Santo Padre avvicina la Beata Vergine Maria ai sofferenti: «La Madonna è garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano, è il modello dell’abbandono alla sua volontà e ci aiuta a trovare sempre nella fede nutrita della Parola la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia».
Il cardinale, avviandosi alla conclusione, si è fatto «voce» di coloro che erano nelle prime file dei banchi davanti all’altare (i malati e i disabili), perché, ha detto Bassetti, «ci chiedono di essere aiutati nella loro condizione a vivere la loro vocazione di continuatori della passione di Gesù per il bene della Chiesa e per il bene di ognuno di noi. Ci chiedono questi fratelli e queste sorelle nella sofferenza la sensibilità e la pazienza per essere sempre sostenuti e confortati e di essere illuminati, anche se non lo dicono con le loro parole ma con il loro sguardo, per poter accettare la loro condizione talvolta così difficile. Il cireneo qualunque egli sia, che aiuta Gesù a portare la croce, rappresenta l’aiuto concreto che tutti noi possiamo dare a fratelli e a sorelle che soffrono per la loro fragilità. Impariamo ad accostarci a chi soffre nella maniera e con la psicologia con cui il cuore di Cristo avvicinò i sofferenti durante la sua vita terrena e attraverso quel suo tocco delicato che sanava ogni malattia».
Il cardinale, infine, rivolgendosi ai familiari dei malati, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti i consacrati impegnati nel mondo della sofferenza, ha detto loro: «Vi auguro, con le parole di papa Francesco, di essere sempre dei segni luminosi della presenza dell’amore di Gesù in mezzo a coloro che soffrono».
La XXV Giornata Mondiale del Malato celebrata a Perugia si è aperta nella chiesa di Santa Lucia con l’accoglienza di malati e disabili accompagnati da numerosi operatori volontari di diverse associazioni e all’inizio della celebrazione eucaristica ha tenuto una breve nota introduttiva sul significato dell’evento il dottor Stefano Cusco, direttore dell’Ufficio diocesano per la salute, l’organismo pastorale che promuove la Giornata. A conclusione della stessa è stata la presentato il 5° Meeting dal titolo “E io vi ristorerò… Nella sofferenza la speranza”, con la consegna dello “stendardo” alla Zona pastorale che l’ospiterà tra otto mesi. Si tratta di un incontro di riflessione e di festa con anziani, malati, disabili, operatori sanitari, volontari e famiglie in cui vengono affrontate pastoralmente a livello territoriale le problematiche connesse all’assistenza socio-sanitaria di chi soffre alla luce degli insegnamenti evangelici. Il 5° Meeting è in programma domenica 1° ottobre 2017 nella Terza Zona pastorale dell’Archidiocesi, presso il complesso parrocchiale di Ponte San Giovanni. Il precedente, molto partecipato, si è tenuto nella Settima Zona pastorale, a Città della Pieve, e significativa è stata la testimonianza di don Alessandro Segantin sul 4° Meeting svoltosi in occasione del Giubileo diocesano di tutte le realtà socio-caritative operanti nel mondo della sofferenza. Un evento ecclesiale in cui è emersa la vitalità di una Chiesa dove non mancano i cirenei.