Ast, Malvetani al fianco dei sindacati, in cerca di un acquirente
Il piglio e la grinta sono quelle di sempre, la ferrea volontà pure. Terenzio Malvetani, ultimo e unico presidente ternano dell’Acciaieria, non ci sta e, una volta tanto, si schiera con i sindacati. Lui che proprio per le divergenze avute negli anni ’70 con alcune organizzazioni dei lavoratori lasciò la dirigenza dell’allora società Terni, oggi non accetta il “massacro”, per dirla con le sue parole, che la Thyssen vuole operare sullo stabilimento di viale Brin e scende in campo al fianco degli operai.
Contro la prospettiva dalla multinazionale tedesca, in queste settimane si sta interessando attivamente e sotto traccia, forse anche con il sostegno di qualche esponente politico locale, per trovare un compratore serio e credibile che garantisca, non solo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, ma anche una prospettiva di rilancio per il sito ternano.
“Il piano della Thyssen è scandaloso – dice Malvetani – tutta la città deve insorgere e impedire questo “massacro”. Sono d’accordo con i sindacati quando dicono che serve un intervento sui tedeschi per bloccare il piano e che occorre trovare un compratore”.
Il reperimento di un acquirente non è facile visti i tempi, ma Malvetani è convinto che “è possibile se si assumono provvedimenti concreti sia per eliminare gli svantaggi rispetto alla concorrenza (vedi il prezzo dell’energia ndr.), sia per consentire l’accesso al Fondo strategico italiano, come peraltro si sta facendo per l’Ilva di Taranto e per Piombino”.
A proposito della Thyssen, Malvetani precisa che “non si può negare alla società di vendere quello che ha ma, ricordando le condizioni per cui le è stato consentito l’acquisto nel ’93, si può impedirle di massacrare l’azienda con licenziamenti, smembramenti e tagli salvo, e solo in un momento successivo, reperire acquirenti”.
Di fronte a questa difficile vertenza dell’Ast, il ricordo di Malvetani va agli anni in cui era consigliere della “Terni” (lo è stato per un trentennio) e presidente (negli anni ’73-’75). “Quello fu un periodo di grandi ammodernamenti per l’impiantistica ternana e, a volte di divergenze anche vivaci con una parte dei sindacati – racconta – ma anche di personaggi di una grande onestà intellettuale, seppur di vedute e posizioni distanti dalle mie”. Malvetani in particolare ricorda le battaglie con Ettore Proietti Divi, rappresentante Fiom, primo sindacato all’epoca all’interno dello stabilimento. “Ero presidente – racconta – volevo scorporare la divisione caldareria e condotte forzate, la cosiddetta Dcc, dalla Terni e inserirla nella compravendita dello stabilimento di Napoli che Breda termomeccanica stava cedendo a Finsider. Operazione che avrebbe consentito l’apertura a Terni di un nuovo stabilimento con “l’assorbimento” non solo della Dcc ma anche dell’allora società Bosco. L’operazione andò in fumo per l’opposizione dei sindacati e furono persi 700 posti di lavoro perché qualche mese dopo Dcc chiuse. Più tardi Ettore Proietti Divi venne da me a confidarsi che aveva sbagliato ad opporsi al progetto perché i consulenti del sindacato lo avevano informato male”.
L’altro ricordo è legato alla proposta al Cda della Terni di vendere gli immobili di villaggio Matteotti affittati dagli operai, con un diritto di prelazione dei lavoratori sugli stessi. “La proposta passò – racconta Malvetani – l’affare era vantaggioso perché la vendita avveniva sulla base dei valori catastali, quindi a prezzi minimi. Nonostante questo, molti operai si opposero. Per 15 giorni furono affissi in città i cartelli in cui mi si tacciava di voler cacciare i lavoratori dalle case. Oggi alcuni di loro ancora mi incontrano e mi ringraziano per aver acquistato una villetta con tanto di giardino ad un prezzo irrisorio”.
La divagazione consente a Malvetani di tirare le somme: “Quando un’iniziativa è sana e giusta, è importante avere l’onestà di riconoscerlo e di sostenerla anche se viene da una parte ideologicamente distante dalla propria. Per questo ritengo che oggi sia importante un impegno corale di tutta la città di Terni per frenare e subito lo “scempio” che minaccia l’Ast”.