Cattedrale di Terni: la processione del venerdì Santo e celebrazione della passione di Cristo
TERNI – Tanta gente, famiglie, giovani, stranieri, hanno partecipato venerdì sera alla processione del Cristo morto presieduta dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi. La processione aux flambeaux con la statua del Cristo morto e della Madonna addolorata, partita dalla chiesa di San Francesco, si è snodata lungo le vie centrali della città passando per piazza della Repubblica dove c’è stata la sosta con la lettura del vangelo e la meditazione, per proseguire poi fino alla Cattedrale.
«Gesù morto e la vergine Maria hanno attraversato le vie della nostra città fino a giungere nel centro, nel cuore della nostra città, nel luogo delle istituzioni – ha detto mons. Ferdinandi -. In questo luogo non possiamo non collegare la passione di Cristo con la passione degli abitanti della nostra città: la malattia, la sofferenza e la solitudine di tanti uomini e donne, le tante ingiustizie che accomunano la nostra città a tante città dell’Italia e del mondo, in una triste solidarietà globalizzata.
La fede che Gesù manifesta in croce è sete di amore che dobbiamo alimentare per colui che ha offerto la sua vita per noi anche quando non eravamo tanto amabili e lo abbiamo abbandonato. Gesù è desideroso di questo amore che nasce dalla consapevolezza di essere stati liberati e purificati dono della vita. Gesù ha sete dell’amore che sappiamo scambiarci gli uni e gli altri, fatto di comportamenti, rapporti e legami che sappiamo costruire tra di noi, verso l’altro, perché sentiamo che ci appartiene che è della nostra famiglia anche se non ci è simpatico o preveniente da paesi stranieri. Rapporti e legami che nascono dal rispetto e dal desiderio di diventare tutti costruttori del bene comune per sé per a la comunità, e di essere capaci di un amore vero e concreto nei rapporti di collaborazione tra tutti noi».
La processione è poi proseguita per raggiungere la Cattedrale di Terni, accolta dal vescovo Giuseppe Piemontese.
«Questa sera una comunità composta e ordinata si è posta dietro Gesù, facendo memoria della sua passione e morte, dietro a colui che ci ha amati di un amore indicibile dando la sua vita per noi – ha concluso il vescovo – donandoci se stesso e l’amore vicendevole che dobbiamo scambiarci gli uni e gli altri. Accanto alla croce c’è Maria con le donne e ci siamo anche noi, con lo sguardo pieno di fiducia verso il Signore. Oggi non facciamo un funerale ma facciamo memoria del dono grande che il Signore ci ha fatto e attendiamo la resurrezione. Ci siamo accodati a Maria la madre di Gesù e la madre nostra; ci appare sofferente ma nel cuore ha chiara e nitida la speranza della resurrezione. Anche noi accogliamo il corpo di Gesù nei sacramenti e nella persona dei nostri fratelli che ci sono accanto e che incontriamo: le persone sofferenti, i poveri tutti coloro che rappresentano Gesù a volte piagato, crocifisso, che ci è maestro. Tutti noi vogliamo avere una speranza nel cuore di una madre che ci accompagna e sostiene il nostro cammino di comunione e conversione ed è partecipe delle pene delle nostre famiglie, delle nostre case e delle singole persone, che ci conforta e sostiene. Vogliamo volgere lo sguardo a Maria addolorata colei che nel silenzio, nella contemplazione e nell’adorazione ha atteso la resurrezione di Gesù».
Nel pomeriggio si è svolta la celebrazione della passione del Signore e l’adorazione della croce, presieduta dal vescovo nella Cattedrale di Terni. Dopo la lettura della passione di Cristo si è pregato con una serie d’invocazioni per il mondo intero per la pace, la concordia, la comunione, la giustizia.
«Oggi celebriamo il nostro eroe, Gesù, che ci ha salvati col dono della sua vita – ha detto il vescovo -. Eleviamo in alto la croce, simbolo della nostra vittoria. Contempliamo la passione non come espiazione, ma come espressione di amore di Dio Padre per il Figlio e per noi che invochiamo perché ci aiuti a scoprire il valore della vita nostra e degli altri, a non appropriarci di quanto ci è stato affidato da custodire, di essergli accanto per guarire, sanare, promuovere e farci carico di tutti coloro incontriamo, buoni e cattivi, retti e malvagi».
La sete che Gesù manifesta sulla croce è rappresentata dalle tante forme di sete del mondo di oggi a cominciare da dai cinquanta milioni di uomini e donne dell’Africa che vivono nella carestia per mancanza di pioggia “la sete di lavoro con i 3 milioni e mezzo di disoccupati del nostro paese – ha proseguito il vescovo – la sete di giustizia con i ventimila detenuti nelle carceri italiane in attesa di giudizio; la sete di maternità il milione e mezzo di coppie italiane che non riesce ad avere figli; la sete di amore e di rispetto i sette milioni di donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza dal loro partner; la sete di tolleranza i 215 milioni di cristiani perseguitati in ogni parte del mondo; la sete di dignità gli 800 milioni persone che vivono in ogni parte del mondo con meno di un euro al giorno. Oggi Cristo ha sete della nostra sete: di serenità, di salute fisica e morale, di concordia nelle nostre famiglie, di aria e atmosfera pura e sana, di lavoro onesto per ogni uomo o donna delle nostre parrocchie e città, di unanimità nelle relazioni vicendevoli, di accoglienza di chiunque è bisognoso di un tetto o uno spazio nel nostro cuore».