L’Inghilterra, la Francia ed altro
di Pierluigi Castellani
E’ stata una settimana impegnativa per gli elettori di Inghilterra, Francia ed Italia. Sono state elezioni ben diverse per risultati e per significato. Colpisce la non vittoria della premier inglese Theresa May, che dopo aver chiesto le elezioni anticipate sicura di una clamorosa vittoria ha visto ridursi notevolmente il vantaggio, che i sondaggi le assicuravano sui laburisti di Corbyn fin quasi ad azzerarsi. Ora il parlamento inglese non ha una maggioranza chiara e la May se vuole fare il governo deve appoggiarsi ai conservatori nord irlandesi, un’alleanza che si preannuncia molto difficile per divergenze programmatiche. La verità è che la May voleva dare un segnale forte all’Europa per negoziare una brexit da posizione di forza e non avendo raggiunto l’obbiettivo ora mostra tutta la sua debolezza anche perché forse una buona parte degli inglesi, che hanno votato labour, sembrano essersi pentiti, o quanto meno preoccupati, per le conseguenze che la brexit avrà sulla economia delle isole britanniche. Altro discorso per l’esito in Francia delle elezioni per il rinnovo del parlamento.
La schiacciante affermazione di Macron, che avrà la maggioranza alla Camera dei Deputati, stabilizza la situazione politica francese e rende possibile la realizzazione di quegli obbiettivi, che gli hanno consentito la vittoria alle presidenziali. Un’affermazione quella del movimento “en marche”, che la dice lunga sulla diversità del sistema costituzionale della Francia. Macron infatti ottiene la maggioranza assoluta con solo il 32% dei consensi. In nessun altro paese europeo con tale consenso si può raggiungere una maggioranza parlamentare così ampia. Si potrà anche non condividere la legge elettorale francese con il doppio turno nei collegi ma è certo che questo sistema dà stabilità al sistema politico , una stabilità che in Italia stiamo rincorrendo da tempo. Altro dato significativo è il crollo del movimento della Le Pen e del partito socialista, che ridurrà la sua rappresentanza parlamentare ad una piccola ed insignificante pattuglia. Perchè questo esito così diverso tra le elezioni inglesi e quelle francesi ? E’ difficile dirlo. In Inghilterra il labour ha accresciuto i consensi su un programma di sinistra radicale, mentre il PS francese, pur attestatosi dopo Hollande a sinistra, ha avuto un crollo di consensi. Troppo diverse le due situazioni, ma è certo che in Francia molti elettori socialisti hanno votato per Macron riconoscendo nel suo programma di liberalismo sociale convergenze significative con le aspirazioni di un popolo di sinistra deluso dal governo di Hollande ed in cerca di novità, che la vecchia classe dirigente non era più in grado di assicurare. Anche in Italia ci sono state sorprese nei comuni dove si è votato. Il Movimento 5Stelle ha calorosamente fallito il tentativo di andare ai ballottaggi.
I ballottaggi che si avranno fra quindici giorni vedono invece una sfida tra centrodestra e centrosinistra. Sembra quasi che si stia riproponendo quel bipolarismo che sembrava oramai superato. La verità è che i 5Stelle alla prova del governo delle città si sono dimostrati inaffidabili ed incapaci, dilaniati da lotte interne come e più dei vecchi partiti. Il populismo va bene quando si limita a contrastare il sistema, ma poi quando si tratta di dare delle risposte risulta del tutto inadeguato. Ma c’è anche un forte avvertimento per tutto il centrosinistra. Il centrodestra, se unito, è ancora la vera alternativa. Dopo più di vent’anni sembra che ancora la sfida sia tra la destra e la sinistra. Su questo deve riflettere il PD ora che deve affrontare significativi ballottaggi in molte importanti città.