Tutela dei beni culturali, gli enti locali si giocano la carta degli sponsor
Con il loro vasto patrimonio, i beni culturali rappresentano per l’Umbria un settore di rilevanza strategica. Tuttavia, anche nella nostra regione, la cultura ha subìto nel corso degli ultimi anni pesanti tagli. Le risorse degli enti locali, sempre più risicate, costringono spesso le amministrazioni a sacrificare, nella scaletta delle priorità, proprio i beni culturali. Un problema che non è solo umbro. Le difficoltà della pubblica amministrazione nell’organizzazione, gestione, tutela promozione dei beni culturali che hanno reso necessario individuare e coltivare nuove forme di intervento da parte dei privati. In questo senso, a livello nazionale l’ultimo decennio, ha offerto importanti spunti per attirare fondi privati a realizzare quella “valorizzazione” dei beni culturali che altrimenti sarebbe difficile da compiere.
Come non ricordare la sponsorizzazione di Diego della Valle sul restauro del Colosseo a Roma? In Umbria l’esempio più importante riguarda il finanziamento del restauro dell’Arco Etrusco a Perugia ad opera di Brunello Cucinelli. Esempi di sponsorizzazione da parte di privati che vanno oltre l’esperienza delle fondazioni. A Terni il grosso degli aiuti all’amministrazione comunale nella valorizzazione dei beni culturali e nei restauri viene dalla Fondazione Carit. Tuttavia il recente restauro della Fontana di Piazza Tacito, con la ricerca di privati disposti a sponsorizzare i lavori, ha testato anche nella città della Conca la possibilità di forme “innovative” di “partecipazione” pubblico-privato.
A Città di Castello il Comune ha presentato proprio in questi giorni un bando per la ricerca di sponsor per salvare i beni culturali. Un esperimento nato l’anno scorso in concomitanza con la stagione teatrale che “oggi affronta – spiega il vicesindaco Bettarelli – il tentativo di esplorare fino in fondo le potenzialità della sinergia pubblico-privato a favore della cultura cittadina”.
La sponsorizzazione prevede un contratto mediante il quale l’amministrazione ottiene un risparmio di spesa nella realizzazione di una iniziativa di interesse pubblico mentre lo sponsor ne ricava un vantaggio pubblicitario con la promozione del nome, del marchio, dell’attività. Il Comune mira a trovare aiuti, non solo per il teatro, come è accaduto lo scorso anno, ma sull’onda di quanto sta avvenendo per la ristrutturazione di monumenti in molte città italiane, a far sponsorizzare anche interventi di conservazione e tutela dei beni culturali.
Insomma, in tempi di spending review, potrebbero essere proprio gli sponsor a “dare ossigeno” alle risicate casse degli enti locali? Alla cultura, di sicuro, sì.