Orvieto, chiesta una degna sepoltura per uno dei martiri dell’Unità d’Italia
ORVIETO – “E’ stato il primo martire dell’Unità d’Italia e attende una degna sepoltura da 160 anni, senza tralasciare che dal 1912 alcuni resti del suo corpo martoriato sono custoditi in una piccola urna impolverata nell’androne del cimitero di Orvieto, accanto all’ufficio del custode, fuori dalla terra consacrata”: Sandro Bassetti, ingegnere elettronico in pensione con la passione per la storia, racconta il “dimenticato” conte Ludovico Negroni, uno dei 300 giovani che presero parte alla spedizione di Sapri, con a capo Carlo Pisacane.
“Negroni fu il primo ad essere ucciso e morì per un iniziale sentimento di Unità d’Italia che muoveva gli animi di quei giovani, il conte cadde nella battaglia di Padula del 1857”, spiega all’ANSA Bassetti, che da alcuni anni vive nel castello di Monterubiaglio, piccolo borgo alle porte di Orvieto, che appartenne proprio alla famiglia Negroni. “Il conte Ludovico e i suoi avi – aggiunge – erano originari di Locarno, nel 1525 si divisero e così un pezzo della famiglia si trasferì a Genova e in Corsica e un altro ramo a Orvieto, dove divennero padroni di mezza città e anche di alcune tombe all’interno del cimitero della Rupe, ma questo non è bastato per ricordare degnamente la memoria del conte e tanto meno toglierlo da quest’urna maltenuta”. L’ingegnere è tra l’altro autore anche di un volume su questo nobile dall’animo carbonaro.
Chi invece ricorda ogni anno i 300 della spedizione guidata da Pisacane e in particolare il giovane orvietano è la città di Padula, in provincia di Salerno. “Quest’anno abbiamo festeggiato il 160/o anniversario della battaglia di Padula dove venne ucciso Ludovico Negroni – racconta Marcello Ferrigno, membro dell’associazione La Ginestra – e ci stiamo adoperando perché il conte possa avere una degna sepoltura e non restare per secoli chiuso in quest’urna”.
Un’idea potrebbe essere quella “di trasferire i resti di Negroni qui a Padula, nel Sacrario dei 300, così sarebbe in compagnia dei suoi compagni di battaglia”, dice ancora Ferrigno. Che ricorda come il conte Negroni “morì per l’Unità d’Italia, tanto che lui era il portabandiera della spedizione, in qualche modo quel sentimento fece da apripista a Giuseppe Garibaldi che passò a Padula nel 1860”.
“Spero che l’amministrazione comunale di Orvieto – conclude lo storico Bassetti -, in collaborazione con quella di Padula, possa dare il giusto risalto alla storia e alla memoria di questo ragazzo morto per un ideale così forte, magari iniziando dal togliere quell’urna, dopo 105 anni forse è giunto il momento di concedergli un riposo più dignitoso”.