Riforma del lavoro, ecco come impatterà in Umbria
La stretta sull’Umbria ci sarà e sarà importante. In una regione colpita pesantemente dalla crisi economica dove il numero delle imprese in difficoltà non accenna a diminuire e dove per far fronte ai problemi occupazionali legati alle crisi aziendali si fa ricorso spesso agli ammortizzatori sociali, l’impatto della riforma del lavoro a cui sta lavorando il Governo sarà sicuramente forte. Tra le misure annunciate, infatti, si parla di una rivoluzione degli ammortizzatori sociali: sarà cancellata la cassa integrazione straordinaria (quella prevista per i casi di cessazione dell’impresa o chiusura di un ramo di azienda) mentre rimarrà solo quella ordinaria (quella accordata cioè per far fronte a crisi temporanee). Già nel 2016, per effetto della legge Fornero, salterà la cassa integrazione in deroga, finanziata dalla fiscalità generale e non dai contributi delle aziende e dei lavoratori. Nel 2017 “salterà” anche l’indennità di mobilità, ammortizzatore sociale utilizzato anche in Umbria per lo più per accompagnare i lavoratori alla pensione.
Per capire l’entità del taglio basta dare un’occhiata ai numeri. In Umbria nei primi mesi del 2014 sono stata avanzate 5.693 richieste di cassa in deroga di cui 548 già autorizzate e 3.618 istruite e pronte per esser autorizzate per un totale di circa 11.500 lavoratori umbri interessati di cui 3.370 a zero ore e quindi privi di qualsiasi tipo di reddito.
In una regione, l’Umbria, che ad oggi conta oltre 51mila disoccupati con un tasso di disoccupazione pari al 12,6% che, nel caso delle donne arriva al 14,1%, la “stretta” sarà notevole. Difficile prevedere al momento se le “contromisure” allo studio del Governo saranno in grado di “compensare” il taglio. Il Governo vuole introdurre il salario unico di disoccupazione. Chi perderà il posto avrà diritto a un sussidio universale, quindi non più legato al proprio settore economico di appartenenza, e sarà proporzionato all’ultima retribuzione e all’anzianità. L’obiettivo è fare in modo che il lavoratore sia assistito nella ricerca di una nuova occupazione. Un percorso di “assistenza” che richiede un rafforzamento dei centri per l’impiego (in Umbria ce ne sono due, a Perugia e a Terni) mentre a “livello centrale” si pensa all’Agenzia nazionale per l’impiego dalla quale dovrebbero dipendere le politiche attive per il lavoro compresa la gestione e l’erogazione del sussidio unico di disoccupazione.
La Riforma del lavoro, che entro l’anno chiarirà il futuro dei centri provinciali per l’impiego, si inserisce anche all’interno della riforme istituzionali. Abolite le Province elettive, a cui i centri per l’impiego fanno capo, c’è da capire se e in che termini le novità che riguarderanno questi centri e il loro personale incideranno nella ripartizione delle competenze tra Regione e Comuni.