Montefalco, a Enologica 35 si è parlato di redditività del vitivinicolo in Umbria e di Expo 2015
MONTEFALCO – La possibilità di recuperare reddito nel comparto vitivinicolo in Umbria e le opportunità che si aprono per il sistema regionale e nazionale, rispetto anche al settore, con Expo 2015. Si è mossa su queste due direttrici la riflessione ospitata da Enologica 35 nei due convegni di venerdì 19 e sabato 20 settembre che hanno visto la presenza di Confagricoltura. Nel cartellone promosso dal Consorzio tutela vini di e Comune di Montefalco, l’incontro organizzato da Cratia, ente di formazione di Confagricoltura Umbria, e Gal Alta Umbria e Sibillini, ha permesso discutere del programma di sviluppo rurale umbro 2014-2020. Tra i presenti al focus, Marco Caprai e Maria Cristina D’Arienzo, rispettivamente presidente di Confagricoltura Umbria e membro dell’area legale reti d’imprese Confagricoltura, e Fernada Cecchini, assessore regionale all’agricoltura.
“La Politica agricola comunitaria – ha detto Caprai – ha tagliato agli agricoltori italiani circa il 30 per cento dei fondi. È una perdita pesante, ma siamo dell’idea che attraverso innovazione, reti di impresa, ricerca e formazione quel reddito è recuperabile. L’Umbria è riuscita a ottenere un ottimo risultato in termini di fondi perché ha intatta la dotazione rispetto al psr precedente e questi denari devono essere spesi per rafforzare le imprese, renderle più capaci di stare sul mercato e far sì che il nostro vino conquisti nuovi spazi all’estero”.
“Il vino – ha aggiunto Cecchini – ha più di uno strumento finanziario a disposizione. Il psr per innovazioni di processo e di prodotto e per la promocommercializzazione e l’ocm (organizzazione comune dei mercati) per ristrutturare, consolidare, investire e innovare sia i vigneti che le cantine. In Umbria, abbiamo utilizzato risorse importanti il passato e anche per la prossima annualità avremo a disposizione 6,5 milioni di euro dall’ocm vino. In corso ci sono anche bandi della misura 124 del psr che ha finanziato progetti innovativi tra i quali in quelli sulla sostenibilità della produzione del vino la parte da leone la fa sempre Montefalco”. “In merito a Expo 2015 – ha detto Amilcare Pambuffetti, presidente del consorzio organizzatore, presente a entrambi i momenti –, il nostro obiettivo è che parte dei 20 milioni di turisti previsti per l’evento possa venire in Umbria. Montefalco e il Sagrantino hanno una storia lunga e un numero di aziende e viticoltori che rappresentano la principale economia locale”.
Quali opportunità per i territori italiani, questo l’interrogativo del forum sull’esposizione universale di Milano, al Museo civico di san Francesco, a cui hanno partecipato insieme a Caprai, anche Mario Guidi e Catiuscia Marini, rispettivamente presidente di Confagricoltura e della Regione Umbria. “Con questo incontro – ha detto Caprai – stiamo cercando di spingere l’Umbria a scommettere su agrofood e turismo durante Expo, grande opportunità per l’Italia delle regioni. Chi verrà dall’estero, dopo due giorni alla fiera ne avrà altri cinque per visitare l’Italia. Alcune decine di migliaia di persone potranno arrivare qui e le imprese avranno modo di mostrarsi. Il vino è un grande ambasciatore. In Umbria abbiamo fatto la scommessa della sostenibilità ambientale e Montefalco ha il New green revolution, primo protocollo italiano certificato sulla sostenibiltà che che ci impone la sfida di come produrre meglio consumando di meno”. “La presenza all’interno del padiglione Italia e di quello dedicato vino – ha detto Marini –, impone di esserci nella forma a cui siamo abituati, in maniera coordinata con il sistema delle imprese, in questo caso le cantine, ma anche cogliendo l’occasione di incontrare delegazioni importanti di paesi e quindi di aprire relazioni che servono ai mercati e al nostro export”. “Dovremo far vedere al resto del mondo – ha aggiunto Guidi – che cos’è l’Italia e com’è strutturata nei sui comparti produttivi. Forse non crediamo abbastanza nelle nostre possibilità e Confagricoltura vuole accompagnare le proprie imprese preoccupandosi soprattutto del dopo Expo perché non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza per lavorare ancor meglio in futuro”.