Un anno dal terremoto

di Pierluigi Castellani

E’ passato un anno da quando nell’agosto del 2016  un forte terremoto si è abbattuto sull’Italia centrale distruggendo centri importanti per cultura, storia ed economia ed infliggendo numerose vittime e feriti , così gettando famiglie ed intere comunità nell’angoscia e nella disperazione. Molto forte e significativo è stato l’impegno delle istituzioni e del volontariato per alleviare le sofferenze dei sopravvissuti, che pur tuttavia in grande numero hanno dovuto abbandonare le loro case distrutte e sospendere le loro attività economiche.

Occorre ricordare appieno l’entità della tragedia e del disastro che quelle scosse, insieme a quelle dell’ottobre, hanno causato per giudicare a distanza di un anno se è stato possibile fare quanto andava fatto, senza dimenticare che poi quella stessa Italia centrale colpita dal terremoto ha dovuto soffrire i disagi ed i rallentamenti dovuti ai tre mesi invernali, che hanno comportato per quel territorio una copiosa ed inaspettata nevicata, che ha causato anche il dramma di Rigopiano. Solo tenendo a mente tutti questi elementi si può poi dire se si poteva fare meglio e di più. Ed invece molti organi di stampa hanno messo in prima pagina l’immagine di Amatrice dopo il sisma e l’immagine dell’Amatrice di oggi, ancora con le macerie che intasano le vie principali, a significare che nulla è stato fatto , quasi che quelle popolazioni siano state abbandonate al loro destino. Sappiamo bene che questo non è vero, che il governo, le istituzioni ed il cuore generoso degli italiani non hanno lasciato sole quelle popolazioni e che si sono stretti  in un abbraccio di solidarietà intorno a quelle comunità. Dopo la prima ed inevitabile sistemazione provvisoria sulla costa, poi molte casette di legno sono state consegnate, che sono state avviate, anche in siti provvisori, molte delle attività economiche, ripresa l’attività scolastica e che i fondi per la ricostruzione ci sono e che pertanto la ricostruzione di quegli abitati, di quelle  scuole , delle chiese danneggiate e distrutte potrà quanto prima ripartire. E sappiamo anche, come  sinceramente ha ricordato anche il presidente Gentiloni, che per la vera ricostruzione ci vorrà del tempo, perché dovrà avvenire sulla base di criteri antisismici rigorosamente scientifici ed in piena trasparenza per non dare alcuno spazio a quei furbetti, che anche dopo il disastro di Accumoli, di Amatrice, di Arquata del Tronto, di Norcia e delle altre zone colpite, si sono rallegrati, neppure tanto segretamente, sperando di lucrare solo affari. Sì, tutto si poteva fare più alacremente, potevano essere state consegnate tutte le casette necessarie, potevano essere state sgombrate le macerie e così via.

Ma senza dare continuamente colpa ad una indistinta burocrazia bisogna riconoscere che ,se si vuole  evitare la corruzione e che i furbi si approfittino delle catastrofi per lucrare solo affari, non si possono superare quei passaggi che le norme e le ordinanze prevedono e cioè bandi pubblici rigorosamente trasparenti, un’ attenta vigilanza dell’autorità contro la corruzione, le verifiche del rispetto delle leggi sul lavoro, ed un’esame idrogeologico, anch’esso rigoroso, dei siti dove si andrà a costruire e ricostruire, altrimenti si tornerà a piangere vittime come purtroppo è avvenuto ad Ischia. Un’alternativa ad un’opera trasparente e continuamente verificabile non c’è. A meno che non ci sia chi intende rimpiangere il cosiddetto metodo Bertolaso, che sappiamo a quali inchieste ha condotto e con quali esiti, molto al di là anche delle intenzioni dell’ex responsabile della Protezione Civile. Credo che ad un anno di distanza nessuno degli abitanti di quei territori così tragicamente colpiti possa realmente pensare che il fare in fretta e bene voglia significare ricorrere a metodi non trasparenti ed alla lunga anche non significativamente efficaci.

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