Assisi, Federalberghi dice no alla tassa di soggiorno. Guarducci: “Noi coraggiosi, faremo meglio di altri”
ASSISI – No di Federalberghi della provincia di Perugia all’ipotesi di introdurre l’imposta di soggiorno anche nel Comune di Assisi. Gli imprenditori del territorio aderenti a Federalberghi Confcommercio, che su questo tema si sono incontrati anche nei giorni scorsi, intendono ribadire la loro contrarietà nei confronti di una misura che, come da anni sostiene la maggiore organizzazione del settore, non risolve di certo i problemi del turismo. Tutt’altro!
“Parteciperemo alla riunione indetta dall’amministrazione comunale il prossimo 1° settembre – commenta Simone Fittuccia, vicepresidente Federalberghi della provincia di Perugia e tra i delegati per il territorio di Assisi – ma vogliamo subito chiarire la nostra posizione in merito all’introduzione dell’imposta di soggiorno. Ai tanti motivi di contrarietà che abbiamo spiegato in anni di battaglie, ad Assisi se ne aggiungono ulteriori, che sono seri e vanno presi in seria considerazione. A cominciare dal fatto che quello di Assisi è oggi tra i territori più colpiti dalla crisi post terremoto. Non sarà certo l’introduzione di un ulteriore balzello sul turismo a invertire questo drammatico trend”.
I dati ufficiali parlano chiaro. Nel periodo gennaio – maggio 2017, il comprensorio di Assisi ha perso il 27,23% degli arrivi e il 26,85% delle presenze, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad Assisi, inoltre, il turismo è in gran parte organizzato: il genere di turismo più facilmente disincentivato anche da piccolissimi aumenti di spesa. Sul quale pesa, non bisogna dimenticare, anche l’obbligo di checkpoint per i bus turistici che arrivano ad Assisi.
“Parlare oggi di una importa di soggiorno che partirebbe il prossimo anno – aggiunge Simone Fittuccia – non aiuterà certo a recuperare quello che abbiamo perso. E nemmeno a risolvere il problema dei contratti già sottoscritti per la prossima stagione. Siamo naturalmente disposti al dialogo. Ma pesano come macigni le esperienze già vissute con altre amministrazioni umbre, che hanno già introdotto l’imposta di soggiorno assicurando che il turismo ne avrebbe tratto benefici e che le risorse sarebbero state impiegate nel settore.
Non vogliamo fare il processo alle intenzioni, ma possiamo assicurare che altrove le promesse non sono state mantenute, a partire da quella di coinvolgere le associazioni nei progetti di impiego delle risorse, peraltro ottenute utilizzando gli albergatori come sostituti d’imposta.
All’amministrazione comunale di Assisi – conclude Fittuccia – vogliamo ribadire che semmai si dovesse introdurre l’imposta di soggiorno, nonostante la contrarietà degli imprenditori del settore, questi ultimi dovranno essere coinvolti, attraverso le associazioni maggiormente rappresentative, su tutte le scelte di utilizzo dei fondi, compresi tempi e modalità operative. Ma ci auguriamo, naturalmente, che l’amministrazione comunale voglia fare un passo indietro su questa ipotesi”.
Immediata la replica di Guarducci: “Ne prendiamo atto. Il modello a cui faremo riferimento non sarà di certo quello messo in campo in altri territori per il quale sono più che condivisibili le perplessità descritte da Federalberghi. Abbiamo il coraggio e la presunzione di tracciare un percorso ben diverso che terrà conto delle istanze di chi fa impresa e di chi lavora. Non possiamo più permetterci di fare a meno di risorse importanti per far crescere Turismo e Cultura. Se avessimo già avuto l’imposta di soggiorno nel 2016/17 avremmo potuto arginare i danni indiretti del sisma con interventi tempestivi e robusti. Chi governa ha la responsabilità di vedere e progettare un futuro e non di rammaricarsi di un passato che francamente non ci piace avere come riferimento”.