Il domani dell’Umbria
di Pierluigi Castellani
I dati resi raccolti dalla CNA dell’Umbria sulla nostra regione dal 2007 al 2014 danno un’ immagine dell’Umbria abbastanza impietosa anche se non priva di qualche dato positivo legato all’export delle piccole imprese. L’Umbria nel settennato preso a riferimento avrebbe perduto il 14,6% di Pil quando l’Italia nel medesimo periodo ha registrato una perdita del 5,4%. Era già noto che la crisi nella nostra regione fosse stata apprezzata molto più della media nazionale, ma i dati della CNA ripropongono questo dato di fatto nella sua crudezza anche se , fermandosi al 2014, non riescono a tenere conto della ripresa, che anche in Umbria in questi due ultimi anni è stata avvertita. Comunque disaggregando i dati per comparto si avverte l’ottima perfomance del settore turistico, sempre in espansione, e il dato positivo dell’export, anche di imprese artigiane, che si misurano nell’eccellenza per alcuni prodotti che conquistano agevolmente i mercati. E’ sempre il solito problema, laddove le imprese si misurano con la ricerca e l’innovazione e sanno fare squadra possono, anche partendo dal piccolo territorio dell’Umbria, conquistare mercati a livello internazionale. Nel frattempo però sono sopraggiunte alcune crisi preoccupanti come quella della Novelli, della Perugina e della Colussi, tutte in un settore, quello alimentare, che pure ha punte di eccellenza non trascurabili. Si è aggiunta poi la crisi dovuta al terremoto, che ha messo in ginocchio zone di pregio come la Valnerina, ma che ora , superata l’emergenza, dovrebbe avere un rilancio proprio per effetto di quegli investimenti pubblici e privati assicurati dal governo per la ricostruzione.
Insomma sembra che l’Umbria sia ancora ad un bivio; nel momento in cui attraverso l’esperienza regionalistica ha recuperato una sua identità è invece incerta se affrancarsi, con un nuovo slancio, dalle regioni del centro-sud ed inserirsi a pieno titolo tra quelle del centro-nord, tra le regioni che possono vantare una solida struttura imprenditoriale e di servizi e con un impianto di moderna competitività. A vincere questa sfida non sono chiamate soltanto la politica e le istituzioni locali con in primis quella regionale, perché se la scommessa non è accettata anche dagli attori della produzione, società civili e forze sociali,la sfida è destinata ad essere persa. Basti pensare alle crisi industriali sopra ricordate. Se insieme all’attenzione e l’impegno del governo nazionale e delle istituzioni non viene affiancata una nuova e lungimirante capacità imprenditoriale difficilmente le crisi della Novelli, della Perugina e della Colussi verranno risolte. Non è soltanto con le giuste leggi che si creano e si difendono i posti di lavoro, perché è l’impresa, con la sua capacità di rischio , di ricerca e di invenzione innovativa, che può conquistare i mercati. I dati quindi resi noti dalla CNA dell’Umbria sono una lezione per tutti. Nessuno si può chiamare fuori dai problemi che vengono evidenziati. E’ dalla risposta complessiva di tutti che potrà definirsi il domani della nostra regione.