La tela di Fassino
di Pierluigi Castellani
La tela che sta faticosamente tessendo Piero Fassino per conto di Matteo Renzi al fine della costruzione di un’ampia coalizione di centrosinistra, se non verrà distrutta da qualcuno di notte – e il rischio c’è sempre – ,sembra che possa assicurare il raggiungimento dell’obbiettivo della presentazione alle prossime elezioni politiche di un centrosinistra ,che possa efficacemente contrastare il centrodestra ed il populismo dei 5Stelle. C’è stata anche una telefonata cordiale tra Renzi e Romano Prodi, che ha aperto qualche speranza. Ciò significa che il fondatore de L’Ulivo, riprendendosi la scena del tessitore, possa scongiurare ulteriore fratture a sinistra anche se MDP non dà ( ancora?) segni positivi all’offerta di dialogo del PD. Dialogo invece che vede come uno dei massimi interlocutori Giuliano Pisapia con il suo Campo Progressista avendo da sempre proposto quella larga coalizione di centrosinistra ora da tutti auspicata. Ciò significa che tutte le difficoltà sono state superate ?
Purtroppo no, perché è ancora viva la ferita dello strappo secessionista di Bersani-D’Alema e perché sembra che quest’ultimi siano più interessati a marcare il territorio della sinistra-sinistra anziché contrastare la deriva Berlusconi-Salvini e la superficialità e le incertezze programmatiche del movimento di Grillo. Tanto che qualcuno addirittura ipotizza che anche l’intransigenza della CGIL della Camusso sulla questione pensioni sia in una qualche misura ispirata alla medesima intransigenza politica. Questo per ora è lo scenario che abbiamo di fronte, anche se qualche punta di ottimismo è offerta dal fatto che è in campo la tenacia e pazienza di Piero Fassino e la sua riconosciuta capacità di mediazione. Del resto se in qualche modo si sta impegnando anche Prodi ciò significherà pure qualcosa a quel popolo di centrosinistra ,che ancora rimpiange lo spirito con l ‘ Ulivo affrontò la vittoriosa campagna elettorale del 1996. C’è poi una questione fondamentale, c’è in gioco il futuro del paese. Ora che il paese sta ripartendo e che siamo tornati in termini di Pil e di occupazione ai livelli del 2008, prima dell’inizio della crisi, non si può consegnare il paese a chi nel 2011 ha condotto al disastro dello spred a livelli mai raggiunti, con la conseguenza che si è dovuto consegnare il paese al governo tecnico di Mario Monti, o a chi, il movimento 5Stelle, ha dimostrato di non saper neppure amministrare una città come Roma.
Le incognite sono grandi e pericolose. Quale sarà il rapporto dell’Italia con l’Europa quello di Salvini, di Di Maio, che non hanno ancora chiarito che vogliono fare dell’Euro e della collocazione internazionale dell’Italia? Non basta andare fuggevolmente a Washington ad ossequiare il trumpismo ed occhieggiare a Putin. Occorre fare delle scelte , che non tradiscano il ruolo dell’Italia già assunto in Europa e a livello internazionale con i suoi tradizionali alleati. E poi c’è da accompagnare la crescita perché produca più lavoro, soprattutto per i giovani, e riduca le diseguaglianze. Siamo ad una svolta importante per il nostro paese. Tradire le attese disfacendo di notte la tela che qualcuno di giorno coraggiosamente tesse può essere un colpo inferto definitivamente ad un paese ,che vuole invece lasciarsi alle spalle gli anni difficili della crisi e guardare con qualche speranza al futuro.