Archivi di Stato, a Spoleto tutti quelli della Valnerina. Il sottosegretario Bocci: “Che non sia solo una ricostruzione materiale per evitare lo spopolamento”
SPOLETO – Un grande slancio per la cultura, perché sia utile ad evitare lo spopolamento della Valnerina e serva al rilancio di Spoleto. Lo ha chiesto il sottosegretario Gianpiero Bocci, intervenendo alla presentazione del libro “Identità salvata”, opera a cura delle dottoresse Giovanna Giubbini e Rita Chiaverini, che raccoglie le testimonianze relative al salvataggio degli archivi della Valnerina, contenuti insieme a quelli di Arquata, nel complesso dell’Archivio di Stato di Spoleto. Una ricchezza, oltre 4mila metri lineari di carta, salvata grazie allo sforzo dell’Esercito, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco, catalogata e sistemata e pronta ad essere restituita ai legittimi proprietari.
Ma quello di Bocci è stato un forte richiamo a puntare di più sui piccoli centri e sulla cultura di questi borghi, con interventi istituzionali e non lasciando lo spazio al volontariato e alle personalità, pur molte come il professor Giuseppe Russo, don Eusebio Severini, Romano Cordella, Luciano Giacché, Ubaldo Santi, Egildo Spada e Fulvio Porena. Un grande patrimonio di personalità impegnate in interventi che, però, hanno sopperito in un certo senso alla mancanza delle istituzioni.
Ad introdurre i lavori era stato il sindaco Cardarelli, che aveva chiesto un intervento per il completamento dell’Archivio di Stato. Il sindaco di Preci aveva sottolineato il grande lavoro dell’Archivio. Prima uscita pubblica poi per la Sovrintendente ai beni archivistici, Sabrina Mingarelli.
“Gli archivi storici non sono templi polverosi di storia ma importanti beni culturali, patrimonio condiviso di storia e memoria. Per questo l’opera svolta dall’Archivio di Stato di Perugia, che ha ospitato a Spoleto i beni archivistici della Valnerina e non solo, è encomiabile e testimonia l’importanza delle strutture archivistiche e delle sue professionalità. Strutture da valorizzare e da mettere a sistema, istituzionalizzando e imparando dalle buone pratiche di questo dopo sisma”. Così la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi.
“Negli archivi – ha detto la presidente Porzi- ci sono delle narrazioni che fanno bene a ciascuno di noi e che sono fondamento della nostra identità civile. Fanno parte del patrimonio culturale comune, cittadino, regionale, nazionale, in quanto conservano testimonianze passate della civiltà e della cultura di quel territorio. Come tali – prosegue la presidente Porzi – devono essere conosciuti, fruiti dalla collettività sociale nelle sue varie articolazioni, alla stessa stregua di un monumento, un edificio storico, un
museo, una galleria d’arte. Gli archivi, infatti, conservano la memoria di una comunità: dei suoi abitanti, del suo territorio, delle sue leggi, delle sue istituzioni, delle sue tradizioni. Mantenere attiva la memoria delle proprie imprese, iniziative, attività, decisioni crea o rafforza il senso di identità. Per questo motivo un archivio storico costituisce per la collettività anche uno strumento di identità e per questo motivo è
necessario che i cittadini e soprattutto i giovani li frequentino e ne comprendano l’importanza. In questo quadro – ricorda la presidente Porzi – si inserisce l’attività che negli anni ha svolto la Provincia”.
“Per questo – continua la presidente Porzi – non è stato difficile proporre ai colleghi presidenti delle Assemblee legislative regionali italiane che parte della raccolta fondi del terremoto potesse essere destinata ai lavori di ripristino dell’Archivio di Norcia, testimoniato egregiamente dal volume presentato”.