C’è il pre-accordo alla Perugina. Ora si punta al riconoscimento degli ammortizzatori sociali

PERUGIA – La Nestlè la settimana scorsa ha dato l’ok al pre-accordo firmato in Confindustria dai sindacati e dalla stessa azienda svizzera. Ora si aspetta la firma finale prevista per il 15 a Roma. I sindacati nel frattempo si mobilitano chiedendo di salvare la partita dei 364 esuberi, invocando la  Nestlé ad attivarsi con il Ministero del lavoro per richiedere la proroga della cassa integrazione. É questa la condizione che i sindacati porteranno sul tavolo del viceministro Teresa Bellanova. «Noi – spiega Daniele Marcaccioli (UilaUil) – abbiamo delle aspettative dai lavoratori e il tema principale è discutere, visto che adesso c’è lo strumento normativo, della proroga della cassa. Ne abbiamo bisogno perché il tempo che recuperiamo con un anno di ammortizzatori sociali ci serve poi per capire come si muoverà realmente Nestlè anche nel panorama europeo. Abbiamo visto cosa è successo in America e ci attendiamo un’onda lunga pure per lo stabilimento di San Sisto. Insieme alla cassa chiediamo la volontarietà e la libertà di accesso senza pressioni a tutti gli strumenti previsti nell’accordo: prepensionamenti, esodi incentivati, part time e ricollocamenti esterni». Opinioni, malumori, speranze e considerazioni sono d’obbligo in questi momenti. Come osserva l’ex manager Alberto Mossone: «Nessuno può contestare ad un’ azienda le sue scelte strategiche di allocazione delle risorse, ma, per tornare alla vertenza Perugina, non si può non sottolineare l’ambiguità del comportamento di Nestlé in questi ultimi due anni: da un trionfalistico piano di sviluppo sul mercato interno e su quello mondiale siamo passati ad una ‘fabbrica da sottoscala’ con 600 addetti. Gli addetti in Perugina nel 1988, al momento dell’acquisizione da parte di Nestlé, erano intorno ai 3.000. Nei tavoli in Confindustria, in Regione e al Mise i numeri presentati sono sempre stati i 60 milioni di investimenti in tre anni e i 364 esuberi, ma mai è stato illustrato il piano industriale a tre anni, ne i risultati attesi in termini di incremento dei volumi produttivi, ne lo stato di avanzamento del piano stesso. Vorremmo quindi conoscere nei dettagli dove, quali e quanti dei 45 milioni di investimenti di marketing, a ormai quasi due anni di distanza dal loro annuncio, sono stati effettuati e quali risultati hanno portato».

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