Centrale Enel a Bastardo, spunta una proposta per l’acquisizione

BASTARDO – La Centrale dell’Enel di Bastardo sembra essere di fronte a un bivio dopo anni di discussione sulla riqualificazione dell’area, pensando si potesse realizzare un polo di innovazione. In attesa che dal ministero dello Sviluppo economico venga sbloccato il piano nazionale energetico, sono arrivate due proposte di riqualificazione dell’intera area da parte di due imprenditori umbri. Si tratta dell’azienda di Olio situata a Bastardo di Farchioni e quella del vetro di Pietrafitta di Gallo. Farchioni è uscito allo scoperto con una cordata di imprenditori, con una proposta concreta già presentata nel 2016, con il progetto Futur-E. Nel marzo dello stesso anno, come riportato sul Corriere dell’Umbria, anche altri sei interessamenti hanno avanzato formalmente la loro candidatura. Il progetto del gruppo oleario sarebbe quello meglio strutturato finora e consisterebbe in una riqualificazione dello spazio da dedicare principalmente all’agricoltura, riservando una porte ai servizi ai cittadini e un’altra da destinare a un uso residenziale con la costruzione di appartamenti e uffici pubblici. La proposta è stata già ufficializzata e entro il 19 aprile dovrà arrivare anche l’offerta economica vincolante. Il sindaco di Gualdo Tadino sostiene questa iniziativa che creerebbe una vera cittadella, convinto che la questione vada chiusa prima possibile per non disperdere tempo e energie. Per poter procedere, l’iter burocratico prevede quattro passaggi: acquisizioni delle manifestazioni di interesse, presentazioni dei progetti, offerta economica vincolante e quindi approvazione da parte di Enel e istituzioni locali per la riconversione dei siti. Un’altra azienda umbra avrebbe manifestato interesse all’area, sebbene ancora non sia stato presentato formalmente un progetto. Bruno Gallo del vetro di Pietrafitta avrebbe già investito nella zona industriale di Potassa, e sarebbe interessato a cercare uno spazio per la sua attività produttiva. Sembra però bloccato dalle lungaggini delle burocrazia che dilata a dismisura i tempi, celando una sorta di mancato interesse a far concludere le operazioni di vendita del plesso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.