Ast, tre rischi incombono sulla vertenza
Sono febbrili per la vertenza dell’Ast le ore che si stanno stanno vivendo. All’orizzonte si profilano almeno tre rischi che aumentano tensione e preoccupazione tra i lavoratori. La spada di Damocle al momento è rappresentata dal taglio dei turni. L’azienda ha convocato le rsu per oggi, ma la riunione è stata subito rinviata a domani, per discutere della proposta di riduzione dei turni nei reparti a caldo. C’è da capire se si tratta di una riduzione “fisiologica”, dovuta a un temporaneo sovraccarico delle delle linee di produzione per lo scarico degli ordinativi o per una scarsezza momentanea delle materie prime per la colata, oppure se inizierà un taglio “strutturale” dei turni con un progressivo impoverimento dell’area a caldo (area a caldo la cui “difesa” è tra gli obiettivi principali dei sindacati).
Il secondo rischio, che per la verità è già realtà, riguarda le buste paga. Quella di ottobre per gli operai sarà molto leggera. Infatti dal 1° di questo mese, l’azienda ha tagliato l’integrativo. In soldoni i lavoratori percepiranno il 20% in meno dello stipendio. Stipendio a cui andranno anche decurtate le giornate di sciopero. Una vera sberla per quanti stanno lottando con i denti per difendere il posto. E non è escluso che proprio questo sostanzioso alleggerimento della busta paga abbia spinto molti degli operai ad accettare la proposta degli 80mila euro avanzata dall’azienda per l’uscita volontaria.
La terza questione riguarda le società esterne. Sebbene la scorsa settimana qualcosa si sia mosso per trovare una soluzione rispetto al taglio del 20% sulle commesse voluto dall’azienda (a tal proposito si è parlato di un’ipotesi di sforbiciata più contenuta e modulata diversamente a seconda delle ditte), ancora non si è arrivati a mettere un punto fermo sulla vicenda. La “bomba Ilserv”, l’azienda che occupa 330 lavoratori, resta innescata. Se i lavoratori dovessero “restare a casa”, c’è il serio rischio di bloccare la produzione dello stabilimento.