Massa Martana, successo del concerto di chiusura del Campus estivo della “Roma Youth String Orchestra”
MASSA MARTANA – Si è concluso con l’emozionante esecuzione dello Stabat Mater di Jacopone da Todi musicato da Pergolesi il campus di musica da camera tenutosi a Massa Martana sotto la guida del Maestro Alberto Vitolo. L’evento seguito da un folto e qualificato pubblico ha avuto come cornice la suggestiva chiesa di San Felice. L’esecuzione dello Stabat Mater ha quindi concluso una settimana di concerti (gli altri si sono tenuti al Chiostro di S. Maria della Pace) nell’ambito del campus estivo di studio delle ragazze e dei ragazzi della “Roma Youth String Orchestra”. Si può dire che questa settimana di musica è stata come una perla incastonata nel ricco panorama di eventi e manifestazioni che si susseguono nel corso dell’anno a Massa Martana. Applausi convinti sono andati ai violini primi Emanuele Marinelli, Silvia Innocenzi, Chiara Politano, Emilia Nigro; ai violini secondi Gabriel Quaglietta, Edoardo Rauco, Viola De Carli, Caterina Savini, Ludovica Simeoli; alla viola Giovanni Nigro; ai violoncelli Giulio Scialpi, Piero Liuzzi; al cembalo/organo Valerio Tesoro; a Roberta De Nicola, soprano; a Tiziana Pizzi, contralto; a Massimo Simeoli, baritono; e naturalmente al Direttore e Maestro concertatore Alberto Vitolo.
“La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce da cui pendeva il Figlio…”. Dal Medioevo ai giorni nostri (da Pier Luigi da Palestrina a Giuseppe Verdi, fino ad Arvo Part e Luis Bacalov) non v’è compositore che non si sia misurato con lo Stabat Mater, la preghiera attribuita a Jacopone di Todi. Tra i più celebri è certamente da annoverare Giovan Battista Pergolesi, che compose il suo Stabat Mater al termine della sua giovane vita (nato a Jesi il 4 gennai 1710, morì il 16 marzo del 1736 a Pozzuoli). Erano vent’anni che per la liturgia della Settimana Santa la Congregazione laica napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo faceva eseguire lo Stabat composto da Alessandro Scarlatti, quando si decise di cambiare e di affidare a Pergolesi il compito di una nuova composizione. Si voleva, probabilmente, una musica che tenesse conto delle innovazioni che si andavano affermando nella scuola napoletana e che fosse, al contempo, più compatta e breve. Pergolesi conterrà il suo Stabat in 12 parti, contro le 18 di Scarlatti, pur conservando la struttura di base usata dal suo predecessore. Eseguire lo Stabat di Pergolesì – composizione per soprano, contralto, archi e organo – è dunque una prova tutt’altro che facile per un complesso musicale. La prova è stata superata magnificamente. Una esecuzione che ha incantato il pubblico, come ha certificato il lungo, infinito e caldissimo applauso.