Dottori di ricerca perugini, l’impegno del sottosegretario al Miur
PERUGIA – Il 26 luglio scorso, come da noi già annunciato, una delegazione comprendente Aurora Caporali e Claudio Brancaleoni (dottori di ricerca dell’Università degli Studi di Perugia), Giuseppe Stancarone (coordinatore nazionale della Area Tematica Scuola per ADI, Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani) e Paola Boati (referente per il Comitato Valorizzazione Dottorato di Ricerca nella Scuola Secondaria) è stata ricevuta da Lorenzo Fioramonti, sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per discutere del tema della valorizzazione del dottorato nel mondo del lavoro e in particolare nella scuola pubblica. La lettera faceva seguito alla mobilitazione di un gruppo di dottori di ricerca perugini, guidati da Caporali e Brancaleoni, che già alcuni mesi fa avevano invitato una richiesta di incontro al sottosegretario e si erano successivamente coordinati con ADI e il Comitato Valorizzazione. Al sottosegretario era stato inviato un documento programmatico che conteneva i seguenti punti:
1. Riconoscere il dottorato non solo in termini di punteggio ma anche come servizio effettivo. L’idea sarebbe quella di valutarlo come un anno di servizio a scuola esattamente come già avviene per le graduatorie di istituto.
2. Esonero dalla prima prova scritta, in sede di concorso per l’accesso al FIT, per chi abbia conseguito un dottorato nell’ambito disciplinare corrispondente alla classe di concorso per cui intenda concorrere.
3. L’attribuzione di un consistente punteggio ai possessori del titolo di dottore di ricerca in sede di concorso per l’accesso al FIT, in ogni caso non inferiore al 60% del totale del punteggio disponibile nella valutazione dei titoli professionali e culturali.
4. Elaborazione di una tabella di corrispondenze fra i settori disciplinari del dottorato e le classi di concorso per l’insegnamento. Attualmente, infatti, tale corrispondenza è prevista solo per le classi di laurea, mentre viene paradossalmente del tutto ignorato il percorso formativo del dottorato di ricerca.
5. Ridurre il FIT da tre a due anni, perché in nessun paese europeo un laureato impiega tre anni per abilitarsi all’insegnamento. Il percorso dovrebbe articolarsi tra attività formativa (il primo anno) con un incremento della retribuzione e/o compatibilità lavorativa con il percorso FIT e pratica scolastica (il secondo).
6. Riconoscimento, in termini di punteggio, della didattica universitaria certificata.
7. Proposta di ‘FIT ridotto’ per chi abbia 3 anni di servizio a scuola e PhD: ovvero percorso di reclutamento dedicato non selettivo che conduca all’immissione in ruolo.
8. Riconoscere il Dottorato come titolo professionale e non più solo culturale.
9. Punteggio congruamente aumentato per il PhD in tutte le graduatorie scolastiche.
10. Riconoscere al docente con PhD mansioni e compiti di ricerca-azione, come sul modello francese.
11. Ai concorsi per DS potranno partecipare i docenti con PhD e 3 anni di esperienza (invece di 5).
Fioramonti ha dichiarato il proprio interesse nei confronti delle proposte avanzate, riconoscendo in particolare la necessità di semplificare il percorso abilitante all’insegnamento e chiedendo tempo per valutare le ragioni tecniche dei vari punti. Al concorso FIT, molti dottori di ricerca con anni di didattica alle spalle potrebbero trovarsi seduti con i propri tesisti, una situazione paradossale che richiede un intervento da parte del Ministero. In questo incontro ci sono state delle significative aperture che lasciano ben sperare.
La delegazione si è impegnata a ricontattare Fioramonti già a settembre, impegnandosi nel frattempo per presentare le proprie proposte anche al sottosegretario Salvatore Giuliano. Come ADI Perugia, abbiamo sostenuto l’iniziativa sin dall’inizio e ci impegniamo a supportarla e renderla nota anche nei suoi futuri sviluppi.