Gualdo Tadino, fino al 28 ottobre “Luciano Ventrone. Meraviglia ed estasi”

GUALDO TADINO – C’è tempo fino al 28 ottobre per scoprire, presso la Chiesa monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino, l’esposizione-evento, a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi, dedicata al grande maestro della figurazione Luciano Ventrone, dal titolo Meraviglia ed Estasi. Una scelta tutt’altro che casuale per la cittadina umbra, patria di quel Matteo da Gualdo (1435 circa-1507), tra gli antesignani del genere della natura morta (con la sua celebre tavola raffigurante l’“Albero di Jesse”, della fine del XV secolo), genere pittorico di cui Ventrone è uno dei grandi innovatori odierni. L’artista romano, da oltre quattro decenni, tra fiori e frutti in posa, “promette sapori che non può soddisfare, – ha affermato Vittorio Sgarbi – per attirare i nostri sensi e condurli all’estraniante percezione dell’ipernaturale”. La mostra, promossa dal Comune di Gualdo Tadino, dal Polo Museale e dall’Associazione Archivi Ventrone, ha letteralmente stregato un vastissimo pubblico, suscitando quella Meraviglia ed estasi, promesse sapientemente nel titolo, attraverso le invenzioni dell’artista romano che riesce a fondere pittura, luce, forma, colore, scenografia e illusione, per creare immagini dalla forte spettacolarità, che si accingono a rapire i sensi dello spettatore come in una vera e propria estasi mistica. A partire dalle sue proverbiali nature morte, tradotte sulla tela con la sua inconfondibile cifra pittorica dalla tecnica senza imperfezioni, assolutamente nuova, iperbolica, esagerata, barocca, metafisica. Quella stessa che colpì e conquistò, nei primi anni Ottanta, il gusto e l’interesse critico di Federico Zeri. Fiori e frutta sono, infatti, tra i soggetti più indagati dall’artista, per l’intrinseca bellezza e plasticità delle forme di questa natura in posa, per l’immediato fascino esercitato dai suoi colori, per la reattività delle superfici ai riflessi della luce artificiale, per le allusioni simboliche a essi legati. Ventrone esagera, perfeziona pertanto il reale, e costringe il pubblico a fare i conti con immagini che altrimenti non avrebbero, al di fuori della sua interpretazione, interessato nessuno. Come nel caso del monumentale polittico di 3 x 3 m, dal titolo “Mosaico” (2011), raffigurante una melagrana gigante spaccata, esposto precedentemente nel Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia. Ma i “coup de théâtre” non finiscono qui. Il percorso espositivo comprende anche due rari nudi, un momento di riflessione fisico sulla bellezza spirituale del corpo femminile, sulla sua splendida plasticità. Completano, infine, la mostra due inediti paesaggi, “Silvi Marina” (2013/17) e “I racconti del vento” (2006), rispettivamente una marina e un deserto (soggetto eseguito solo in quattro versioni), vere e proprie istantanee di luce e colore, dove il sole sostituisce la fredda e artificiale luminosità elettrica delle nature morte, riflettendo quella luce calda che vena d’avorio il mare Adriatico nei pomeriggi d’agosto, così come le dune di sabbia della Libia. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano-inglese edito da Carlo Cambi Editore e dall’audioguida. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, ed il sabato e la domenica alle ore 16.00 è possibile assistere alla visita guidata gratuita con l’esperto. Per informazioni contattare lo 0759142445 o scrivere a info@polomusealegualdotadino.it.

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