25 anni fa crollava il muro
di Pierluigi Castellani
Poche date possono considerarsi storiche come quella del 9 novembre 1989 quando veniva abbattuto il muro di Berlino. In qualche modo con quella data finiva il Novecento, il secolo delle grandi guerre mondiali ed il secolo della guerra fredda, fredda ma pur sempre una guerra, anch’essa con morti e tragedie, con una paurosa e pericolosa rincorsa agli armamenti, con il sacrificio di tante libertà personali. Finiva il comunismo, se ne dichiarava il fallimento con lo sbriciolamento di quel muro, una nuova era si annunciava per il mondo, un’era che doveva essere segnata da prosperità e pace. Ci fu chi si azzardò a dichiarare la fine della storia, perché sembrava che terminata la contrapposizione tra occidente ed oriente niente di nuovo e di memorabile ci si poteva attendere dagli anni futuri. Mi ricordo che in quei giorni mi trovavo casualmente negli Stati Uniti insieme a dei colleghi per una missione ufficiale del Ministero della P.I.,e , pur trovandomi dalla parte di chi sembrava stesse definitivamente vincendo, le notizie mi giungevano come ovattate e distanti tanto che stentai a capire l’importanza di quell’evento finché non fui rituffato nelle vicende di casa nostra dove la forte contrapposizione con il PCI aveva segnato quegli anni di lunga lotta politica.
Che si fosse alla fine del mito del cosiddetto socialismo reale del resto lo avevo avvertito pochi mesi prima, nel maggio di quello stesso anno, quando trovandomi a Leningrado (allora si chiamava ancora così) e osservando l’incrociatore Aurora (dove ebbe inizio la prima scossa) ancora all’ombra di melanconiche bandiere rosse percepii tutto il disincanto e la lontananza con cui la popolazione russa viveva oramai quella esperienza per l’affannosa ricerca del dollaro cui assistevo e per la serpeggiante corruzione che affliggeva quella pur gloriosa città degli zar.
Eppure tutta la storia del novecento finì in quell’anno, il mondo voltò clamorosamente e baldanzosamente pagina, la Germania fu riunificata, Berlino, abbattuto il muro,sembrò voler dimenticare rapidamente il passato tanto che , trascorso qualche anno, ad un turista come me fu persino difficile trovare il museo del muro nei pressi di quello che una volta era stato il check point. La Germania e tutto l’Est europeo vollero giustamente cominciare a vivere una nuova vita a dispetto di chi dei politici occidentali, non avendo capito la mossa straordinaria anche se d’azzardo di Khol, ebbe allora a dire che amava talmente la Germania che ne preferiva due.
Ma la caduta del muro non segnò la fine della storia come aveva preconizzato in un suo fortunato volume Francis Fukuyama e la fine della guerra fredda non è riuscita a tenere a freno l’esplosione dei nazionalismi, che hanno generato guerre locali, ma non per questo meno brutali – si pensi alla ex Jugoslavia – e la caduta delle ideologie a volte ha trascinato con sé anche la caduta dei valori e prodotto la nascita di fondamentalismi conseguente al ripiegamento su identità trascurate. Oggi purtroppo siamo di fronte ad una terza guerra mondiale “per pezzi” come ha detto Papa Francesco e la storia anziché terminare ha ricominciato a correre verso un approdo, che sta anche a noi indicare.
Ricordi ed analisi puntuale di un avvenimento epocale, che ha cambiato radicalmente la storia occidentale. Analizzando attentamente anche quella mondiale dando una spinta decisiva alla globalizzazione.Analisi che non si discosta tanto da quella che facemmo (inter nos)noi giovane dirigenza del PCI di allora cresciuta alla scuola Berlingueriana.Chiaramente questi 25 anni non sono stati inclusivi e conclusivi di quella storia la parabola della guerra fredda non è arrivata a compimento. Giustamente a noi è dato il compito di portarla a compimento.Il PD in Italia somma di due grandi eredità (cito per tutti Moro e Berlinguer) ha il dovere morale di guidare la democrazia partecipata, tenendo sempre alto il faro su radici solide e incidendo scientemente,nel rinnovamento delle idee e degli uomini, con riforme vere eque e progressiste.