Città di Castello, operazione “Boomerang”: 20 indagati
CITTA’ DI CASTELLO – Nei giorni scorsi i Carabinieri del Nucleo Operativo di Città di Castello e della Stazione di Umbertide, a termine di una complessa attività investigativa, condotta sia con metodi tradizionali che con l’ausilio di attività tecniche, finalizzata a contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio e consumo di sostanze stupefacenti in tutta l’Alta Valle del Tevere, con particolare riferimento alle zone di Umbertide e Città di Castello, hanno proceduto a notificare i decreti di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di ben 20 persone indagate, tra cui cittadini italiani, albanesi e magrebini.
I decreti sono stati emessi dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott.ssa Manuela Comodi, titolare del procedimento penale, la quale ha condiviso integralmente gli innumerevoli elementi di riscontro forniti dagli investigatori a carico dei vari indagati, decretando il termine delle indagini preliminari.
L’indagine dei Carabinieri, convenzionalmente denominata “BOOMERANG”, era già stata oggetto di attenzione da parte della cronaca locale per una serie di eventi che avevano destato scalpore e allarmismo tra la popolazione. Infatti, le attività investigative hanno preso avvio nel febbraio 2017 da alcuni episodi di spaccio di cocaina, per lo più al dettaglio, avvenuti nella cittadina di Umbertide dove, alcuni cittadini albanesi, da anni radicati nella zona e già noti alle Forze dell’Ordine, avevano organizzato una vera e propria attività di spaccio, operante ininterrottamente giorno e notte, non soltanto di poche dosi nei confronti di tossicodipendenti abituali, ma anche di quantità più significative cedute a determinati personaggi che poi, a loro volta, la distribuivano ai rispettivi acquirenti.
Un altro particolare che ha reso ancora più problematico il lavoro dei Carabinieri è stato riscontrato nelle difficoltà di localizzazione e identificazione di taluni indagati, fatti appositamente giungere dall’Albania – quali turisti – e sistemati in alloggi della zona per periodi non superiori ai canonici tre mesi. In realtà, venivano “ingaggiati” come pusher ed indotti ad organizzarsi in tumi per far fronte tempestivamente alle richieste degli acquirenti 24 ore su 24. Al termine del “regolare” periodo di soggiorno turistico rientravano in Albania nel palese intento di ostacolare identificazione.
Nell’ambito dell’indagine erano già state tratte in arresto 7 persone tra cui anche una donna, altre 15 denunciate in stato di libertà, tutte per spaccio di sostanze stupefacenti di vario genere; identificati e segnalati alla Prefettura di Perugia circa 45 assuntori di droghe, tutti dimoranti nell’Alta Valle del Tevere.
Nello scorso mese di marzo i Carabinieri avevano dato esecuzione a 3 misure cautelari emesse dal G.I.P, presso il Tribunale di Perugia su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di altrettanti cittadini italiani e stranieri; due di essi finirono in carcere, mentre un terzo fu destinatario di una misura cautelare meno afflittiva.
Nel corso dell’intera indagine, le varie perquisizioni, talvolta condotte con l’ausilio di unità cinofile antidroga, hanno permesso di rinvenire e sequestrare ingenti quantitativi di varie sosfanze stupefacenti, oltre a bilancini di precisione, altro materiale utilizzato per il taglio ed il confezionamento della droga, nonché alcuni telefoni cellulari lasciati in pegno da tossicodipendenti pur di acquistare la dose giornaliera. Gli introiti di tale attività criminale sono stati calcolati in oltre 30mila euro al mese.