Laboratorio diagnostica Beni culturali di Spoleto, presentate quattro pubblicazioni. Cecchini: “Patrimonio da non disperdere”
SPOLETO – “Questo deve essere solo un arrivederci, e non certo un addio”. Così l’assessore regionale alla Cultura Fernanda Cecchini ha concluso l’incontro presentazione dei 4 volumi che raccontano l’attività del Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto, finanziata dalla Regione Umbria con risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione dal 2010 al 2017, che si è tenuto oggi mercoledì 5 dicembre a Perugia.
“Come Regione – ha sottolineato l’assessore Cecchini – abbiamo creduto e sostenuto con forza questo progetto, che ha raggiunto gli obiettivi prefissati e che ci lascia ora a disposizione un patrimonio di conoscenza, strumenti e competenze che non deve andare disperso. Per questo vogliamo aprire un’interlocuzione con il Ministero per i Beni e le attività culturali, per capire come salvaguardare e dare continuità a questa esperienza”.
Creato in seguito a una convenzione firmata nel 1996 da MiBAC, Regione Umbria e Comune di Spoleto per il recupero e la rifunzionalizzazione della Rocca Albornoziana di Spoleto, il Laboratorio è stato poi subito inserito nel 1997 nella filiera “Protezione civile per i beni culturali”, costituita dalla Regione in seguito agli eventi sismici di quell’anno, fino ad essere riconosciuto dallo stesso Ministero, nel 2005, come Centro di eccellenza per la Diagnostica.
“Le specificità che ci rendono unici nel panorama nazionale – ha spiegato Pierre Marie Gruet, presidente del Laboratorio – sono le metodologie e le tecnologie utilizzate, non invasive e portatili. Siamo inoltre l’unica struttura in Italia in grado di fare analisi multitecniche”.
In questi anni il Laboratorio ha svolto indagini sistematiche sull’influenza che i fattori ambientali, sia naturali che accidentali esercitano sui processi di deterioramento dei beni culturali, e sui metodi di intervento per prevenire e inibire alterazioni; si è occupato di sperimentazione e ricerca nella conservazione e nel restauro dei beni culturali, consulenza e assistenza scientifica per le amministrazioni pubbliche e ha lavorato alla costituzione di un archivio dei restauri dei beni culturali e alla redazione della “Carta del Rischio”.
Con Gruet, nel corso dell’incontro, sono intervenuti Vittoria Garibaldi e Pio Baldi, del consiglio di amministrazione del centro diagnostico spoletino, che con il presidente hanno presentato i quattro volumi che raccontano l’attività del Laboratorio.
Riguardano: Musei dell’Umbria. Sperimentazioni diagnostiche per la conservazione, Conservazione dei beni culturali. Ricerche e Sperimentazioni di diagnostica non invasiva, UMBRIA: Patrimonio culturale a rischio. Esperienze e proposte per una politica di prevenzione, Dal recupero delle opere d’arte alla ricostruzione del contesto (1979, 1997).
“Sono affascinata dall’attività svolta – ha commentato Paola Vittoria Santirosi, consigliere comunale di Spoleto, presente all’incontro per conto dell’amministrazione cittadina – e dal metodo scientifico utilizzato, che ben testimonia quello che possiamo chiamare il ‘giusto fare’”.
Un’altissima professionalità che, ha ricordato Aldo Romani, docente di Chimica dei Beni Culturali, intervenuto in rappresentanza del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia, “è il naturale risultato dell’evoluzione delle eccellenze del nostro Dipartimento, frutto di una proficua collaborazione con le istituzioni che ci auguriamo tutti possa proseguire”.