Legge elettorale, al via l’esame in commissione Statuto, Smacchi: “L’obiettivo, finire entro novembre”
E’ stata presentata oggi in Commissione statuto la proposta di legge elettorale regionale elaborata dal gruppo Pd e firmata da Andrea Smacchi (Pd) consigliere e presidente della Commissione. Sui contenuti del testo di legge, che è stato depositato ufficialmente stamani, quasi tutti i commissari hanno espresso contrarietà o perplessità a varie gradazioni (Forza Italia, Udc, UP-Ncd, Fratelli d’Italia, Prc-Fds, ), e apprezzamenti con qualche suggerimento (Psi).
La Commissione tornerà a riunirsi mercoledì 19 novembre con l’impegno, sollecitato dal presidente Smacchi, di finire i lavori in commissione “entro il mese di novembre, per andare poi subito all’approvazione in Aula”.
I contenuti della proposta di legge
Elezione diretta del presidente della Regione contestualmente ai componenti dell’Assemblea legislativa; turno unico; collegio unico regionale, abolizione del listino, no al voto disgiunto, quota di genere pari ad almeno il 40 per cento per ogni lista regionale; prevista la possibilità di esprimere due preferenze, la seconda di genere diverso; non sono previste soglie di sbarramento per liste e coalizioni, e sono ammesse al calcolo per l’assegnazione dei seggi tutte le liste che ottengono voti.
Quello che si disegna è un sistema proporzionale corretto con premio di maggioranza; per il riparto dei seggi sia tra coalizioni che tra liste all’interno delle coalizioni viene indicato come più rispondente alla necessità di garantire rappresentanza e pluralismo il metodo “Hagenbach-Bischoff” (cosiddetto sistema della “miglior media”).
Per quanto riguarda il premio di maggioranza alla coalizione o lista collegate al candidato presidente si prevede la seguente articolazione: fino al 40 per cento dei voti validi 11 seggi (9 tutte le altre liste o coalizioni); oltre il 40 per cento e fino al 60, 12 seggi (8 tutte le altre liste o coalizioni); oltre il 60 per cento 13 seggi (7 tutte le altre liste o coalizioni). Per le minoranze viene garantito il numero di almeno il 7 dei 20 seggi. Non è incompatibile la carica di assessore e consigliere.
Ripartizione del premio di maggioranza: se una lista per effetto dell’assegnazione del premio avesse diritto a conseguire oltre nove seggi complessivi quelli eccedenti al nono “possono” essere attribuiti alle altre liste se la lista interessata abbia ottenuto almeno l’8% di quelli della lista che ha ottenuto il miglior risultato e se non abbia conseguito seggi né a quoziente intero né con i resti. Nel caso in cui più liste si trovino in questa condizione, solamente le prime tre, sulla base della graduatoria decrescente dei voti validi ottenuti accedono al seggio. La lista alla quale sarebbero spettati 10 o più seggi otterrà perciò: nove, dieci o undici seggi, in relazione al risultato (fino al 40, tra 40 e 60, oltre il 60 per cento).
Per i candidati alla presidenza non eletti si prevede l’elezione a consigliere regionale se collegati a liste o coalizioni che abbiano conseguito almeno un seggio. Le liste dovranno avere non meno 16 candidati e non più di 20.
Per quanto riguarda la raccolta delle firme tutte le liste, senza deroghe, sono tenute a raccogliere le firme il cui numero è fissato tra un minimo di 1500 e un massimo di 2000. Spese elettorali: per il candidato presidente la cifra massima è di 100mila
euro; per i consiglieri 25mila euro.
Franco Zaffini (FdI) definisce il testo illustrato “cervellotico e prolisso” e si chiede quali siano i reali margini di manovra in Commissione visto “il faticoso iter del confronto in maggioranza, segno di difficoltà interne. Se ci sono segnali di apertura bene, ci si confronti in Commissione, altrimenti è meglio risolvere la partita in Aula. Il Pd a mio giudizio mira a andare al voto con legge vigente, per questo ha costruito una proposta così chiusa. Occorre quindi aggregare una coalizione alternativa che elabori una proposta che parta dal doppio turno”.
Orfeo Goracci (Comunista umbro): “Bene quanto previsto per la raccolta delle firme Sono due le questioni dirimenti: stabilire una soglia minima (46 a 48 per cento?), per evitare il rischio di incostituzionalit; prevedere una soglia di accesso al seggio anche per le liste non collegate ad alcuna coalizione”.
Paolo Brutti (Idv): “Necessario studiare questa proposta che non è il frutto di una decisione della maggioranza. Occorre stabilire una soglia minima credibile per il premio maggioranza, e se non si raggiunge prevedere il ricorso al doppio turno, per evitare una censura di incostituzionalità, ipotesi molto probabile visti i vari soggetti e movimenti che hanno annunciato azioni in tal senso. Il testo di legge appare macchinoso e i criteri per il riparto del premio di maggioranza con sistema scelto premiano in maniera eccessiva la lista che ottiene il miglior risultato”.
Massimo Buconi (Psi): “La proposta rappresenta un positivo segnale politico per evitare di andare al voto con legge elettorale attuale, listino compreso, magari anche ridotto. Si propone una modificazione radicale del sistema attuale. Bene la novità sulla raccolta delle firme. È la proposta del Pd, ma concordiamo su alcune questioni come il turno unico – anche se occorre fare tutte le necessarie verifiche di costituzionalità – il no al voto disgiunto e alle soglie di sbarramento. La ripartizione dei seggi, non è un problema della sola maggioranza, e perciò approfondiamola ulteriormente. Bene le dichiarazioni pubbliche del segretario regionale e del capogruppo del Pd, Locchi che hanno sottolineato come obiettivo importante nella costruzione della proposta di aver guardato più al valore della salvaguardia della coalizione che non alla costruzione di un documento magari bipartisan, funzionale ad una visione bipolare del sistema. Occorre ora un calendario serrato per costruire un confronto costruttivo e utile con l’opposizione. In tale senso si potrebbe rivedere ad esempio la questione relativa all’elezione o meno del candidato presidente classificatosi meglio tra i perdenti”.
Sandra Monacelli (Udc) – “Molto delusa dalla proposta. Bene solo la riduzione delle firme, unica novità, insieme al voto di genere che avrà però un valore solo formale. Ma è una legge strabica e in controtendenza nazionale. Non è il frutto di un ampio confronto, ma è cucita soprattutto sulle esigenze del partito maggiore della coalizione di centrosinistra. Sulla questione del turno unico e della soglia minima per il premio di maggioranza ribadisco il rischio di incostituzionalità della legge e la mia volontà di procedere all’impugnazione della stessa. È una legge strabica per il criterio di ripartizione seggi: si prevede che per la coalizione di ‘serie A’ ci sia un un trattamento troppo diverso dalle altre. Macchinoso il sistema di attribuzione del premio alle singole liste. Il presidente non ha ascoltato quanto emerso in Commissione, non c’è stato nessuno sforzo di sintesi, in primis sul doppio turno.
Raffaele Nevi (Forza Italia): “Se questo testo è blindato noi faremo barricate, ma se si potrà invece discutere allora approfondiremo, discuteremo per produrre una proposta solida, corretta sotto il profilo della legittimità. Faremo emendamenti sostanziali al testo depositato. La proposta dimostra che il Pd ha paura di perdere. Evita il doppio turno, dice no al voto disgiunto, e inventa criteri per tenere in piedi piccoli pezzi della coalizione per tentare vincere, anche se di poco. Si favorisce così la frammentazione. Tutto questo è esattamente il contrario della legge per noi auspicabile che punti su governabilità e omogeneità delle maggioranze; siamo per il bipolarismo. La trappola del collegio unico e della doppia preferenza deprimerà territori importanti a favore di quelli più forti: Perugia, Terni e forse Foligno. La nostra intenzione è di prevedere due o anche quattro collegi, per avvicinare di più i cittadini alle istituzioni. Il collegio unico è un problema anche per i costi elettorali, con il rischio che in Consiglio ci siano magari rappresentanti fortemente legati a lobbies”.
Damiano Stufara (Prc-Fds): “Non si è nemmeno tenuta in considerazione la possibilità di rivedere, come da noi proposto, il sistema di elezione diretta del presidente. Il presidente Smacchi si è dimostrato creativo nell’elaborazione della legge. La proposta smentisce quanto dichiarato alla stampa giorni fa dal capogruppo Locchi (parlava di un testo pensato per tenere insieme una maggioranza); si è percorsa una terza via scegliendo di guardare soprattutto all’interno delle problematiche del Pd. Unica novità che c’è un punto di partenza, ma è sicuro che una normativa come quella elettorale, non può contare solo su 16 o 17 voti. Occorre un consenso più largo del minimo sindacale. Diamoci dei tempi sufficienti a costruire convergenze significative”.
Massimo Mantovani (Umbria Popolare-Ncd): “Questa proposta non va bene, occorre costruirne una alternativa che ci impegniamo a presentare entro questa settimana. La ripartizione dei seggi è funzionale solo al partito più grande della coalizione vincente, presumibilmente Pd se vincerà il centrosinistra. Il doppio turno è necessario per una legge che si voglia dire maggioritaria e presidenzialista e per assicurare governabilità ed omogeneità alle coalizioni. Per evitare anche rischi di incostituzionalità. Con il collegio unico non si garantisce la rappresentanza territoriale. Ci opporremo fermamente al testo del presentato stasera”.