Il re (M5Stelle) è nudo
di Pierluigi Castellani
Quando la realtà è disdegnata poi alla fine si vendica. E’ quanto sta accadendo ai 5Stelle, che in campagna elettorale avevano promesse molte cose, che poi, con il necessario bagno di realtà che lo stare al governo impone, si stanno dimostrando irrealizzabili. Del resto Beppe Grillo e i suoi sono sempre stati molto bravi a recitare tanti “no” conditi da molti “vaffa” nei confronti delle altre forze politiche in particolare quelle di governo. La piazza una volta sollecitata ed infiammata spinge sempre a promettere cose irrealizzabili e spesso anche contrastanti. Basta ricordare il no all’Ilva di Taranto di cui era stata promessa la riconversione, il no al gasdotto sulle coste pugliesi ed alla difesa degli ulivi di cui non si voleva il trasferimento e il reimpiantato, il no ad usare denaro pubblico per salvare le banche, il no alla Torino-Lione (Tav) ma per la quale si attende ancora la decisione del governo, l’esaltazione del ruolo del parlamento quale istituzione centrale della democrazia ed infine il reddito di cittadinanza per tutti. Ora alla prova di governo tutto questo non sta reggendo. E’ di questi giorni il clamoroso dietrofront sulle banche. L’esecutivo Conte per tutelare i correntisti genovesi è dovuto intervenire con soldi pubblici, attingendo addirittura dal fondo salva-banche istituito dal vituperato governo Gentiloni, per salvare la banca Carige e scrivendo un decreto, che si è rivelato copia e incolla del decreto Gentiloni per il MPS.
E’ inutile ricordare gli infuocati interventi contro quel decreto di Alessandro Di Battista e di Luigi Di Maio, allora sui banchi dell’opposizione, alla debolissima memoria dei dirigenti pentastellati, pronti ora a giustificarsi con la ragion di stato se non con la durezza del governare. Ma questo giunge dopo altre contorsioni dei 5Stelle impegnati nel governo, perchè nel frattempo è stato detto sì all’intesa sull’Ilva, che ha salvaguardato quel sito industriale con tutte le cautele per il rispetto ambientale già previste dalla proposta dell’allora ministro Calenda, il presidente Conte ha detto sì alla Tap suscitando le ire dei 5Stelle pugliesi, che si sono dichiarati delusi, la centralità del parlamento è stata del tutto offuscata dai voti di fiducia imposti a scatola chiusa dal governo sulla manovra finanziaria e della Tav per ora il governo lega-pentastellato, date le diversità al proprio interno, si limita a rinviare di mese in mese la decisione definitiva. E’ avvenuto qualcosa di simile anche con il no promesso alle trivelle sul Mediterraneo perché si è scoperto che il governo, disattendendo le promesse elettorali, aveva autorizzato altre ricerche. Sembra poi che su questa questione ci sia stata un’altra retromarcia perché verrà presentato dalla maggioranza un emendamento per una moratoria di tre anni per le ulteriori concessioni di ricerca e di trivellazione sul mare. C’è infine il promesso reddito di cittadinanza i cui beneficiari si stanno restringendo di giorno in giorno per la dura realtà della cifra a disposizione e ciò sta evidenziando il crescere dei mugugni nella base pentastellata. Di solito quando ci si scontra con la realtà si passa da una stagione di infantilismo ad una di acquistata maturità. Ma così non sembra stia avvenendo per i 5Stelle, che stanno preparando una campagna elettorale tutta tesa a riconquistare nelle urne la primazia sulla Lega per ora preclusa dai sondaggi. E mentre Salvini non ha mai dismesso le felpe multicolori delle campagne elettorali concentrandosi su di un unico tema, quello dei migranti , incurante delle critiche che gli piovono dall’Avvenire, organo dei vescovi italiani, e ricercando alleanze sovraniste in Europa, come nel suo recente viaggio in Polonia, manifestando anche l’impunita pretesa di difendere così le radici cristiane dell’Europa, Di Maio si trova più in difficoltà a costruire alleanze populiste perché non trova nel continente corrispondenze tali che gli consentano di presentarsi come un credibile leader europeo. La verità è quindi proprio questa: i 5Stelle improvvisamente si scoprono nudi rispetto alla corazza di promesse e di facile antipolitica, che si erano costruita. Ma a dire che il re è nudo sarà solo l’ingenuo fanciullo o anche gli elettori nella prossima competizione elettorale?