Rettorato, Santambrogio: “La mia università coinvolgerà tutti”
PERUGIA – “Un programma per tutta l’Università deve essere un programma di tutti. Deve cioè scaturire dal coinvolgimento, sul piano delle idee e delle proposte, di tutte le componenti dell’Ateneo: professori, personale tecnico-amministrativo, studenti”.
Ambrogio Santambrogio, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e candidato a Rettore, ha scelto la strada della partecipazione. Ha redatto una sua proposta di programma, frutto di alcuni mesi di lavoro, e lo ha inviato a tutti coloro che il prossimo 9 maggio voteranno per scegliere il successore di Franco Moriconi.
È un programma ‘aperto’. Quella finale e definitivo sarà pronto a fine marzo e terrà conto dei suggerimenti, delle richieste, delle proposte che saranno arrivate nel frattempo. “Per il futuro dell’Ateneo” spiega Santambrogio “ho le mie idee. E le ho messe nero su bianco in modo articolato: spiegando cosa vorrei fare, perché e con quali mezzi. Ma è giusto confrontare queste idee con il resto della comunità universitaria. Parlerò con chiunque vorrà incontrarmi per espormi il suo punto di vista. Io stesso solleciterò appuntamenti e discussioni. Ho inoltre organizzato tre incontri tematici (21 febbraio, 7 marzo, 21 marzo) per discutere pubblicamente di ricerca, didattica e dei rapporti tra Ateno e territorio. Alla fine di questo percorso dovrebbe nascere un programma comune e condiviso”.
Presentando la sua candidatura Fausto Elisei ha detto che i programmi non sono importanti visto che i candidati alla fine prometteranno tutti le stesse cose e che quello che conta per diventare Rettore è solo la credibilità personale. “Non sono per niente d’accordo – spiega Santambrogio – Innanzitutto la credibilità non può essere un atto di fiducia. Un Rettore la conquista sul campo, realizzando ciò che ha promesso. E non è una qualità che ci si attribuisce da soli, semmai la debbono assegnare gli altri. Ma soprattutto non condivido l’idea che i programmi non servano. Innanzi tutto, c’è un problema di metodo. L’elezione a Rettore è anche un’occasione per confrontarsi e discutere pubblicamente sui problemi dell’Ateno. L’idea che si vada al voto sulla base di cordate e blocchi di potere è vecchia. All’Università per definizione contano le idee e i progetti, che ovviamente cambiano in funzione della visione strategica che sia ha”.
“C’è poi un problema di contenuti” prosegue Santambrogio “Parlando e confrontandosi possono emergere prospettive alle quali non si era pensato e soluzioni ai problemi migliori di quelle che si erano immaginate. Sono convinto di aver redatto un programma che contiene molti punti interessanti e innovativi. Ma sono anche convinto che il confronto serrato con colleghi, personale e studenti contribuirà a renderlo ancora migliore. Mi convince molto l’idea che l’Ateneo sia una comunità fondata sul dialogo e sulla collaborazione”.
Quanto agli assi portanti della sua bozza di programma, Santambrogio ne indica alcuni, tra i molti sviluppati nel testo che ha mandato in lettura ai suoi potenziali elettori: “Vorrei istituire una Ripartizione ricerca, che supporti, con propri uffici decentrati nei Dipartimenti, la progettazione e la gestione dei progetti di ricerca, nazionali e internazionali. Ho anche in mente un grande coordinamento strategico delle Università del Centro Italia, che solo mettendo insieme le proprie forze possono competere a livello nazionale e internazionale nella ricerca e nella didattica (immagino un vero e proprio “distretto universitario”). Mi sembra inoltre importante costruire un accordo strutturale tra le molte istituzioni culturali perugine, per rilanciare il ruolo della città e farne una vera e propria città della cultura.”
“Nella mia visione – prosegue Santambrogio – “bisogna puntare sul ruolo attivo degli studenti, sulla loro partecipazione alle attività istituzionali; sarebbe utile mettere a punto un Erasmus nazionale, che prevede scambi di studenti tra le Università; occorre altresì valorizzare le competenze del personale amministrativo, puntando ad una semplificazione dei processi decisionali e burocratici. Immagino poi di istituire una vera e propria governance di Ateneo, attraverso, ad esempio, una riduzione del numero delle deleghe, così da consentire un governo collegiale e trasparente, che sappia affrontare con rapidità ed efficacia i molti problemi aperti, primo tra tutti quello della Convenzione con il Servizio Sanitario Regionale”.