Esiste ancora il centrodestra?
di Pierluigi Castellani
Berlusconi non manca un’occasione per ribadire la certezza che il centrodestra in Italia ha ancora un avvenire di governo sulla base dei risultati, certamente positivi, registrati dall’alleanza FI,FDI e Lega nelle ultime consultazioni regionali. Ma esiste ancora il centrodestra ? Questa domanda è quanto mai puntuale perché la fisionomia della coalizione riproposta da Berlusconi è ben diversa da quella che che fu creata nel 1994 ,poi rinnovata nel 2001 e nel 2008. Allora questa alleanza era a trazione di FI e comunque aveva nell’ispirazione ,se non nella realizzazione pratica, quel partito liberale di massa a cui avevano pensato gli ideologi del movimento berlusconiano come Antonio Martino e Giuliano Urbani. Ora invece la coalizione, che qualcuno ancora si ostina a chiamare di centrodestra, sarebbe a trazione di Salvini e FI si troverebbe schiacciata tra il partito della Meloni e la Lega salviniana, due partiti che hanno una medesima collocazione in Europa tra i sovranisti ed una medesima ambizione di rappresentare quel populismo di destra ora in voga in molti paesi europei e transatlantici. Pertanto lo schieramento rappresentato da FDI, LEGA ed una ridimensionata FI sarebbe a forti connotazioni di destra con accenti nazionalisti e statalisti molto lontani da quell’idea liberale , che sembrava ispirare la prima versione di FI.
Quindi riproporre oggi il centrodestra, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo con la conseguente collocazione del partito della Meloni e della Lega di Salvini su sponde decisamente euroscettiche e nazionaliste, è del tutto anacronistico e fa apparire il tentativo di Berlusconi quasi pateticamente ispirato ad un revival assolutamente improponibile. Chi infatti vuole preparare l’alternativa allo schieramento salviniano, oramai appropriatosi del tutto della leadership del governo gialloverde, deve partire dal presupposto che ha di fronte una destra agguerrita ed ora sulla cresta dell’onda del vento populista, che agita tutta l’Europa e non solo, e non già un tradizionale schieramento collocabile comunque nell’ambito del popolarismo europeo di uno Junker o di una Angela Merkel. Ma quali sono gli indizi che ci inducono a pensare che ora ci troviamo di fronte questa nuova destra di Salvini, Le Pen e Viktor Orban ? Innanzitutto il populismo sovranista incentrato tutto su di una idea di nazione assolutamente in contrasto con l’idea di Europa perseguita in questi ultimi 70 anni di storia. La riscoperta del nazionalismo – ben inteso non del concetto di nazione quale identità culturale ispirata da una storia comune – che erige muri ed alimenta divisioni è quanto mai pericoloso come insegna la storia del novecento. Un nazionalismo poi alimentato dal populismo, che soffia sulle paure e rimarca le diversità e l’alterità dell’altro e del diverso è quanto più pericoloso tanto da far dire a Papa Francesco nel suo viaggio di ritorno dal Marocco :” Si semina la paura e poi si prendono decisioni. La paura è l’inizio delle dittature. Dopo la caduta della repubblica di Weimar , con promesse e paure è andato avanti Hitler e conosciamo il risultato.” L’altro indizio sta nella sottovalutazione dei corpi intermedi e l’insofferenza nei confronti dell’indipendenza delle istituzioni di garanzia, le prime delle quali sono il parlamento e la magistratura. Il populismo infatti si alimenta attraverso la ricerca di un rapporto diretto tra opinione pubblica e leader, che ambisce ad essere l’unico rappresentante della volontà popolare con le conseguenze che storicamente sono ben note. Questa destra inoltre preferisce essere in una perpetua campagna elettorale perché sa, che è più facile promettere anziché fare, sia sul tema dell’economia che su quello della sicurezza e dei migranti . Per questo ha bisogno di essere continuamente alla ricerca di un nemico a cui addossare le colpe, perché solo in questo modo può distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla realtà dei fatti e dalla difficoltà di governare una situazione complessa come quello che oggi viviamo.
E poi c’è il capitolo dei diritti civili e del ruolo della donna nella società di oggi. In questo caso la destra è sempre tradizionalista e conservatrice fino a giungere di far finta di non accorgersi del fatto,che a Verona sono saliti sul palco a difendere la famiglia tradizionale alcuni politici ,che – senza voler esprimere giudizi -proprio difficilmente possono dire di avere alle spalle una famiglia tradizionale. Ma così va il mondo, un mondo che sta preoccupando tanto che molti psicologi e terapeuti, che sono quotidianamente a contatto con una umanità sofferente, si sono sentiti in dovere di scrivere al Presidente della Repubblica, quale massimo garante dei diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione, segnalando la pericolosità di una società, che vive un clima di intolleranza e disumanità ed in cui sono evidenti segni di razzismo e di xenofobia, con il timore che si generi “ una società psicopatica, paranoica e autoritaria”. E’ per porre un argine a questa prospettiva che occorre preparare una valida alternativa a questa destra e oramai in uno schema, che vede superato il vecchio dualismo tra centrodestra e centrosinistra, ora si tratta di battere una destra sovranista e populista i cui anticorpi non possono che ancora essere trovati nella tradizione democratica e riformista del nostro paese.