Scompare don Eusebio Severini, se ne va un pezzo di storia di Norcia

di Rita Chiaverini

Le campane di San Pellegrino, tanto amate da don Eusebio Severini, ne hanno segnato il cammino perché quei rintocchi che scandiscono le ore, che segnano la vita degli uomini dalla nascita alla morte e che ritmano il tempo della fede, lo facevano sentire a casa e gli davano la sensazione che Dio stesse vegliando in qualche modo su di lui, sulla amata chiesa e sui parrocchiani.

Da qualche giorno don Eusebio riposa nel piccolo cimitero di San Pellegrino, una popolosa frazione di Norcia, nel silenzio dei Monti Sibillini, ma i suoi vispi occhi celesti e il sorriso bonario continueranno ad accompagnare nel ricordo chi lo ha conosciuto, apprezzato ed amato per la preziosa opera svolta dal punto di vista spirituale e religioso oltre che umano, sociale e culturale.

Era nato a San Pellegrino il 15 maggio 1923 e la sua vita è stata interamente dedicata alla fede e al servizio degli altri: per sessantanove anni, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1945, è stato parroco in diverse frazioni del comune di Norcia, da Pescia a Casali di Serravalle e Serravalle, da Biselli a Legogne, da Forsivo a Cortigno, da Ospedaletto a Frascaro, da Piediripa a Popoli, da Valcaldara a San Pellegrino: tanti ricordi, tante esperienze umane e spirituali, tanti sacrifici e rinunce, tanto bene seminato in silenzio, tante vite accolte, accompagnate, sostenute e consolate ma forse anche tante lacrime versate in solitudine.

In punta di piedi se n’è andato a quasi 92 anni, nel suo stile di uomo umile e schivo, mai interessato alle luci della ribalta nemmeno come uomo di profonda cultura, impegnato nel ruolo di archivista della ex diocesi di Norcia e soprattutto nella tutela, salvaguardia e riorganizzazione dell’archivio storico comunale di Norcia negli anni in cui non si parlava ancora di beni archivistici e il sisma del 19 settembre 1979 provocò gravi rovine in tutta la Valnerina.

Tra i provvedimenti urgenti presi dalle autorità nursine ci fu quello di salvare l’importante patrimonio archivistico di Norcia, sparso un po’ dovunque, concentrandolo nella ex-chiesa di san Francesco, in attesa di una sistemazione più consona. Di questo delicato trasferimento venne incaricato don Eusebio Severini che provvide personalmente a trasportare nell’edificio sacro il materiale esistente nella mansarda del palazzo comunale, come pure quello dell’archivio notarile allora allocato in una sala della Castellina, quello relativo alla Prefettura della Montagna, al Capitano dell’Appellazioni e ad altre Magistrature Comunali. Da ultimo provvide al trasferimento dell’archivio del Monte Frumentario e della Congregazione di Carità.

Mille metri di scaffalature per una consistenza calcolabile in oltre dodicimila pezzi che ha fatto conoscere a don Eusebio realmente il peso della cultura e ha consentito poi alle istituzioni preposte di avviare nel 1996, nell’ambito del progetto S.A.V. (Sistema Archivistico della Valnerina), le operazioni di riordino definitivo del patrimonio archivistico del comune di Norcia, uno dei più significativi della regione per la ricchezza, l’antichità e la varietà della documentazione.

Nel 2001 l’amministrazione comunale di Norcia volle tributare al sacerdote-archivista Severini un riconoscimento ufficiale per la preziosa, e per lo più volontaria, opera di salvaguardia e di sensibilizzazione profusa verso l’archivio storico comunale, simbolo indiscusso della memoria e dell’identità storica del territorio nursino.

La sua grande passione per la storia e per le tradizioni l’ha portato a scrivere interessanti libri sulla storia della sua terra e della Valnerina nonché a partecipare a diverse iniziative come le memorabili lezioni sulla storia di Norcia che si tenevano negli anni 1993-1994 nella sala Capitolare: aperte a tutta la cittadinanza nel 2010 sono confluite in una pubblicazione ‘Appunti inediti di storia nursina’ presentata in occasione del suo 65° anniversario di ordinazione sacerdotale.

Dottissimo conoscitore del latino e del greco, negli anni ‘50 fino alla chiusura, ha insegnato nel seminario diocesano di Norcia: negli ultimi tempi amava raccontava delle sue incredibili peripezie per arrivare a piedi o in bicicletta in frazioni che a quel tempo erano raggiungibili solo a piedi per celebrare all’alba la Santa Messa e poi tornare di corsa – con il viso coperto dalla brina – in seminario per tenere la consueta lezione, senza mai un’assenza, senza mai lamentarsi per il freddo o la fatica. Erano altri tempi! Per la sua profonda cultura molti giovani studenti liceali, laureandi e ricercatori si sono rivolti a lui e mai ha fatto mancare il suo aiuto e i suoi preziosi suggerimenti.

Un prete di campagna, semplice ed umile; un grande protagonista della storia di Norcia.

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