CITTA’ DI CASTELLO – Presentato in commissione congiunta Servizi e Programmazione il protocollo d’intesa tra Regione, Comune ed Asl Umbria 1 per il recupero dell’ex ospedale di Città di Castello e la sua conversione in Casa della Salute, un polo innovativo di servizi sanitari, assistenza, medicina di base e associazioni. Il progetto prevede l’intervento su una porzione di 4400 metri quadrati di piano terra e primo piano per un investimento complessivo di 11 milioni di euro, di cui 9milioni e 100mila euro già a disposizione: con 3milioni e 600mila della Regione, due milioni e cinquecentomila, suscettibili di incremento se necessario a completare l’opera dalla Asl, 3milioni del Comune dal Lascito Mariani. Per reperire i due milioni mancanti si prevede un partenariato pubblico privato. Il dettato del protocollo, che deve passare al vaglio del consiglio comunale, per proseguire il suo cammino, è stato illustrato dal consigliere delegato all’ex ospedale Gaetano Zucchini, attualmente capogruppo del Gruppo Misto: la Casa della Salute dovrebbe estendersi per 2500 metri quadrati, per cup, prelievi prime cure, piccole urgente, medicina generale e pediatri, guardia medica, attività specialistiche, centro salute mentale, assistenza domiciliare, residenza sanitaria assistita e associazioni di volontariato. Le Case della salute sono già molte in Italia”. L’assessore regionale a Patrimonio e Sanità Antonio Bartolini ha detto che “è l’investimento più consistente fatto su un bene dalla Regione e il protocollo sarà uno degli ultimi atti della Giunta. La Giunta è in ordinaria amministrazione e se si vuole chiudere la partita il protocollo non può essere modificato nella sostanza. Ha una valenza politica e non genera obbligazioni di carattere giuridico, che sono rimandate all’accordo di programma”. Per il sindaco Luciano Bacchetta “E’ importante dopo tanti anni dare una svolta, le manifestazioni di interesse di privati non mancheranno in presenza di un polo sanitario così importante ed innovativo. In campo ad esempio c’è l’ipotesi della sede della Guardia di Finanza. Abbiamo verificato la legittimità dal punto di vista giuridico dell’utilizzo del Lascito Mariani sia per l’ospedale che per il centro Alzheimer”.
A sollevare dubbi sulla pertinenza tra spirito del Lascito, circa 4 milioni, destinato per testamento ““ad alleviare le sofferenze e soccorrere quanti si trovano nel bisogno di cure e vivono nel dolore” e impiego nell’ex ospedale è stato il difensore civico regionale Marcello Pecorari, presente alla commissione nel suo ruolo di garante dei diritti del malato: “Se ci fosse un errore, si potrebbe arrivare ad un Comitato di malati che chiede un commissario ad acta in quanto il denaro non è usato per la finalità del Lascito. Devolverli all’assistenza sarebbe più rispondente al lascito”. Le minoranze hanno condiviso tali riserve, che hanno anche proposto di stralciare il riferimento nel protocollo d’intesa (Nicola Morini, Tiferno Insieme). Per Vincenzo Bucci, Castello Cambia, “bene il recupero ma con altre risorse”, per Cesare Sassolini “mancano comunque due milioni per l’ipotesi di recupero, se fossi un privato lo considererei un affare rischioso”, per Andrea Lignani Marchesani, Fratelli d’Italia, “Agli amministratori della prossima legislatura dirò di non dare seguito. E’ un tradimento etico: ci sono tanti casi di cittadini che avrebbero bisogno dei soldi del Lascito”. ll vicesindaco Michele Bettarelli ha sottolineato l’assenza della Lega, che “Fa le polemiche sui social ma non interviene nel dibattito. Politicamente è un errore fare un passo indietro perché queste risorse ci sono oggi”. Luca Secondi ha ribadito come “I meriti del protocollo sono fissare le risorse a disposizione, non tanto il Lascito ma quelle di Asl 1 e di Regione. La prossima Amministrazione regionale non può ripartire da zero”. D’accordo con il protocollo d’intesa Benedetta Calagreti, Psi, Giovanni Procelli, La Sinistra, Massimo Minciotti, e Francesca Mencagli del PD.
Alla Commissione era presente anche l’assessore ai Servizi sociali Luciana Bassini e in rappresentanza della Asl Umbria 1 Giuseppe Bernicchi.
Resoconto. Gaetano Zucchini, capogruppo del Gruppo Misto e consigliere delegato al Lascito Mariani, ha ricostruito gli aspetti relativi al recupero dell’ex ospedale: dal trasferimento nella nuova sede alla decadenza attuale. “Nel protocollo d’intesa – ha detto Zucchini – si mette nero su bianco la riconversione e gli stanziamenti, in accordo con il Comune, che ha sempre sollecitato l’intervento soprattutto perché insiste in un quadrante di pregio accanto alla Pinacoteca, di Piazza dell’Archeologia, della Chiesa templare. I bandi vendita che si sono succeduti sono andati deserti e da ultimo una collaborazione più stringente ha portato a mettere a fuoco una strada per il recupero, anche sulla base di pronunciamenti del consiglio a favore della Casa della Salute come destinazione finale dell’immobile. Tale configurazione va incontro a due variabili del futuro prossimo: meno risorse e più domanda di salute anche per l’incremento dell’aspettativa di vita. L’utilizzo dell’ex ospedale dovrebbe essere si 2500 metri quadrati, cup prelievi prime cure piccole urgente, medicina generale e pediatri, guardia medica, attività specialistiche centro salute mentale, assistenza domiciliare, commissione invalidi civili, residenza sanitaria assistita e associazioni di volontariato. Le Case della salute sono già molte in Italia. Quella di Città di Castello è ispirata al dettato del Lascito”.
La pertinenza tra casa della Salute e desiderata delle sorelle Mariani è stata al centro anche dell’assessore ai Lavori Pubblici Luca Secondi: “E’ una scelta di carattere politico e oltre a recuperare un contenitore strategico per una porzione del centro storico crea un polo sanitario di eccellenza, che completa la rete dei servizi della sanità pubblica locale. La Regione, nonostante la congiuntura in cui si trova, ha deciso di dare seguito al protocollo, che focalizza all’articolo 2 sulla realizzazione della Casa della salute. L’articolo 5 vincola le risorse, 3 milioni, alla realizzazione della Casa della Salute in modo esclusivo. Chiediamo che la proposta sia letta politicamente: polo sanitario d’eccellenza attraverso il recupero di un contenitore storico. Su questo chiediamo ai consiglieri di esprimersi”.
L’assessore al Patrimonio ed ora anche alla Sanità della Regione Umbria Antonio Bartolini ha definito il protocollo l’atto più qualificante che questa Giunta ha fatto relativamente al patrimonio. Le somme sono superiori rispetto ad esempio al mercato coperto di Perugia. Trovare le risorse è stato difficile ma possibile con la sinergia di Asl 1 e il plafond finanziario della ricostruzione post sisma di un immobile di pregio, che è un vanto e che vogliamo restituire alla comunità locale e regionale. L’intervento mira al recupero e al miglioramento sismico dell’intero complesso. La casa della salute sono 4400 metri quadri a piano terra e primo piano, il resto può essere destinato a funzioni pubbliche regionali nell’ottica del decentramento, c’è la porzione che andrà al comune in comodato gratuito e che sarà gestiti nello spirito del Lascito. Mancano circa 2 milioni e mezzo di euro, da reperire con un partenariato privato. Questo aspetto va costruito ma fissare le destinazioni e i cespiti pubblici serve per far partire il progetto. La Giunta è in ordinaria amministrazione e se si vuole chiudere la partita il protocollo non può essere modificato nella sostanza. Ha una valenza politica e non genera obbligazioni di carattere giuridico, che sono rimandate all’accordo di programma”.
Il sindaco Luciano Bacchetta ha ringraziato l’assessore Bartolini per la disponibilità a concludere il percorso del protocollo, “che sarà uno degli ultimi atti della Giunta regionale. E’ importante dopo tanti anni dare una svolta anche se l’intervento riguarda una porzione ma le manifestazioni di interesse di privati non mancheranno in presenza di un polo sanitario così importante ed innovativo. In campo ad esempio c’è l’ipotesi della sede della Guardia di Finanza. Fermo restando che una parte del Lascito Mariani andrà al potenziamento del Centro Alzheimer, il resto è per il recupero dell’ex ospedale, che significa anche recupero definitivo di quella porzione del centro storico, in cui sono stati investite molte risorse e nel quale si concentrano insediamenti museali storici e artistici. Perché tutto possa realizzarsi, c’è necessità di decidere, ora”.
Il difensore civico regionale Marcello Pecorari ha detto che “pur non avendo alcuna competenza rispetto al consiglio comunale, la legge assegna al difensore civico anche il ruolo di garante dei diritti del malato. In questa veste e condividendo le motivazioni alla base del protocollo, porto alcune riflessioni: la prima riguarda l’uso del Lascito per una riqualificazione immobiliare. I benefici sono certi ma di riflesso, mediati rispetto al dettato del testamento. Se ci fosse un errore, si potrebbe arrivare ad un Comitato di malati che chiede un commissario ad acta in quanto il denaro non è usato per la finalità del Lascito, cioè alleviare le sofferenze di chi ha bisogno di cure e vive nel dolore. Valutiamo se non sarebbe più proprio immettere subito queste somme nel circuito dell’assistenza, che farebbe risparmiare rispetto alla degenza”.
Il segretario comunale Bruno Decenti è intervenuto per dire che “anche nel caso del potenziamento del Centro Alzheimer è stata fatta questa riflessione. Il Comune secondo le sentenze che si sono succedute dagli anni Ottanta ad oggi è successore dell’ospedale, a cui subentra idealmente nelle funzioni. Da questo punto di vista la Casa della Salute assume una maggiore aderenza. La questione dalla legittimità si muove verso il merito e quindi verso su un piano politico. Non ci sono impedimenti giuridici verso l’impiego per la Casa della Salute”.
Cesare Sassolini, capogruppo di Forza Italia, ha detto che “l’ex ospedale è centrale per molte funzioni urbane. Non riguarda la politica ma l’interesse generale. Le problematiche sono notevoli: se fossi non un privato non rischierei. La prima anomalia è delegare l’allora capogruppo a gestire un progetto che coinvolge la Asl di cui è dipendente. I conflitti di interesse vanno evitati. Mi trovo d’accordo con il difensore civico. Il Lascito non parla di opere murarie. Gli eredi legittimo potrebbero contestare l’articolo 2 in cui il Comune è coinvolto nella Casa della Salute, a cui sono favorevole ma non con il Lascito Mariani, che tuttavia è essenziale per realizzarla. Sulle previsioni: 11 milioni sono pochi e comunque ne mancano due. Dove li troviamo? Si poteva fare un’asta ad un euro e dare l’ex ospedale ad un privato che si impegnava a ristrutturarlo con riserva di parti pubbliche”.
Vincenzo Bucci, capogruppo di Castello Cambia, ha detto che “il protocollo d’intesa crea dei problemi. L’articolo 5 lascia al capofila la gestione dei finanziamenti, anche del Lascito Mariani. Non sono d’accordo sulla gestione di questa capacità finanziaria, puòdeterminare contenziosi. L’elenco dei possibili servizi da ospitare nella Casa della Salute è condivisibile ma la modalità di destinazione e di utilizzo non mi convincono. Positivo l’intervento della Regione, negativo quello del Comune con il Lascito Mariani. Non siamo contro il recupero ma bisogna farlo con altre risorse”.
Andrea Lignani Marchesani, capogruppo Fratelli d’Italia, ha detto che “il comune da soldi ad un altro ente per uno stabile di cui non è proprietario e cronologicamente per finanziare il recupero. I tre milioni vanno a pagare i lavori. Essendo un protocollo non c’è responsabilità giuridica in chi lo appoggia ma l’accordo di programma deve seguire e non può che farlo la prossima giunta. I tre milioni è un tradimento anche lasciarli immobili: ci sono tanti casi di cittadini che avrebbero bisogno dei soldi che il Lascito destina a chi si trova nella sofferenza e nel dolore e non credo che sarebbero sprecati. Agli amministratori della prossima legislatura dirò di non dare seguito. Cominciamo un’opera e poi aspettiamo l’arrivo dei privati a cantiere chiuso. I servizi che ospiterebbe ci sono già. E’ un tradimento etico, al momento dell’accordo di programma diventerà anche giuridico per i consiglieri comunali che lo sosterranno”.
Nella replica Bartolini ha detto: “il tema è tutto interno all’Amministrazione comunale. Come Regione ho voluto cristallizzare queste risorse. Abbiamo provato a venderlo, senza riuscirci. Oggi ci sono 6 milioni di euro, per nessun altro immobile ci sono finanziamenti così corposi. E’ stato il comune a prospettare il contributo con il Lascito Mariani. Per fare l’asta, la base deve stabilirla l’Agenzia del Demanio e non accetterà una cifra simbolica, come altri casi, anche vicini, dimostrano. Oggi le risorse ci sono. Domani chissà. Possiamo ricalibrare la scrittura del preambolo, ma l’articolo 5 precisa che il Lascito Mariani sarà impiegato per rifunzionalizzare l’ospedale. E’ una sfida ma l’alternativa è il nulla. Perché non accettarla?”
Il vicesindaco Michele Bettarelli ha sottolineato l’assenza della Lega, che “aveva convocato su questo tema la Commissione Controllo e Garanzia, che parla della situazione di mura e torre civica. Fa le polemiche sui social ma non interviene nel dibattito. E’ un’operazione decisiva, importante. Politicamente è un errore fare un passo indietro perché queste risorse ci sono oggi”. Luca Secondi ha ribadito come “I meriti del protocollo sono fissare le risorse a disposizione, non tanto il Lascito ma quelle di Asl 1 e di Regione. Anche dal punto di vista amministrativo, la prossima Amministrazione regionale non può ripartire da zero. Non crea obbligazioni ma possibilità. Perché negarcele?”.
Benedetta Calagreti, consigliere del Psi, ha risposto a Lignani dicendo di “comprendere i dubbi ma ritengo la volontà testamentaria in linea con la scelta politica. La mancanza di due milioni è una scommessa politica che vale la pena di accettare stante la posta in palio: la riqualificazione di una zona centrale per lo sviluppo della città. Sono favorevole”.
Nicola Morini, capogruppo di Tiferno Insieme, ha detto “le minoranze eccepiscono nel metodo non nel merito. Ci sono due prospettive politiche diverse: la maggioranza si assumerà l’onere di andare avanti su questa strada. Da parte nostra eccepiamo che rispetto alla questione dell’ospedale, l’utilizzo del Lascito ha margini di liceità non oggettivi e non rispetta la volontà del Lascito. Finora c’è stato detto che il protocollo è un atto politico. Non impegna nessuna nuova Giunta regionale. Non abbiamo sicurezze. Se si deve esprimere solo la volontà politica di recuperare l’ospedale, è sufficiente estrapolare il riferimento al Lascito Mariani”.
Giovanni Procelli, capogruppo della Sinistra, ha detto “tutti vorremmo avere tre milioni per chi ha bisogno. Oggi possiamo rimettere in sesto il vecchio ospedale e non dobbiamo perderla. L’ospedale anche se non è del comune è a Città di Castello. E’ un’opera d’arte e lasciandolo morire facciamo un danno a noi stessi. Se domani dovremmo avere qualche problema legale ci difenderemo”.
Massimo Minciotti, consigliere del PD e presidente di Commissione, si è detto favorevole “al protocollo. Bene il miglioramento sismico e mi dispiace che la Lega si è occupata delle mura e della torre civica ma non dell’ex ospedale e spero che i lavori della Casa della Salute inizino il prima possibile. Noto che con il recupero dell’ex ospedale e la piazza dell’Archeologia che verrà completata c’è una parte del centro storico che verrà riqualificata”.
Francesca Mencagli, consigliere del Pd, ha detto che “l’utilizzo diretto potrebbe sembrare la cosa migliore, ma il fatto che non ci sono incongruenze per usare il Lascito a favore del potenziamento del Centro Alzheimer, anche l’ex ospedale è una sorta di potenziamento. I vantaggi saranno di medio periodo ma ci saranno”.
Il sindaco ha concluso la commissione dicendo di “capire moralmente le argomentazioni del difensore civico ma prima del protocollo abbiamo consultato i tecnici. Rispetto al Centro Alzheimer la congruenza è palese. E’ un atto politico ma in politica di vincolante non c’è molto: pensiamo ai soldi per la e78. Finora la Regione sull’ospedale non ha investito niente se non l’urgenza mentre su altri, come Gualdo Tadino, l’ha fatto”.