Crisi della politica e della società, in cerca delle vie di uscita

di Alvaro Bucci

Mentre la crisi economica continua a mietere vittime (aziende che chiudono, lavoratori che diventano disoccupati…), in un quadro di stagnazione economica e di recessione che sta ampliando povertà e disuguaglianze, gran parte della nostra società e del mondo della politica, che stanno vivendo le loro specifiche crisi, essenzialmente di natura culturale, non sembra che si pongano l’esigenza di non continuare a vivere ed operare come se nulla sia accaduto.

Tale situazione è stata di recente richiamata  da Roberto Gatti e Antonio Martino in editoriali diffusi dalla stampa dell’Azione Cattolica Italiana. Un’associazione tra le poche che, come la Fuci e il Meic, fondano la loro formazione e il loro impegno nella comunità civile e nell’ecclesiale.

 Roberto Gatti, docente di Filosofia politica all’Università di Perugia, chiama in causa in primo luogo la società  perché “ritrovi il senso e il gusto dei beni non materiali e recuperi, in tutte le sue componenti, il valore dell’essere solidali” evitando assolutamente il comportamento di “un’aggregazione litigiosa di interessi egoistici priva del collante della fiducia”, ma pronta a combattere solidalmente contro le ingiustizie ed impegnandosi ad apprezzare il rispetto delle regole, nella consapevolezza che “convivere è anche e prima di tutto condividere principi e fini comuni”.

E riferendosi alla politica, in particolare all’azione governativa, ne contesta l’enorme “dispendio di tempo” dedicato alle regole del gioco (riforma del Senato, riforma della giustizia, legge elettorale) a discapito di ben altre più urgenti questioni di natura politica che investono le “strutture della vita buona” del Paese. E infine, dubitando che una politica “decisionista” risolva i problemi più rapidamente, sostiene che “l’ideale democratico richiede che rapidità ed efficienza siano sempre accompagnate dal consenso responsabile”.

Antonio Martino, giornalista dell’Ufficio stampa dell’ACI, rilevato come la politica viva ancora oggi in un clima di “perenne emergenza”, evidenzia negativamente lo “scontro permanente tra schieramenti che faticano a riconoscersi e rispettarsi reciprocamente” nonché, all’interno dei partiti di maggioranza e di minoranza, “il riproporsi di scontri fratricidi infiniti ed estenuanti, che sanno più di lotte tra apparati che di serio dibattito politico”. Una situazione che non contribuisce ad avvicinare i cittadini alla politica.

Prese di posizione, quindi, che invitano a farsi carico della situazione, cominciando a praticare comportamenti più coerenti rispetto alle esigenze che la crisi impone, sia da parte della società ma soprattutto della politica che dovrebbe mettere in campo nel Paese le strategie di fuoriuscita dalla crisi e di superamento delle sue conseguenze sociali. Al Premier Renzi, comunque, nonostante i deficit attribuiti, occorrerebbe consentire di raggiungere gli obiettivi che si propone, da tempo inutilmente perseguiti da altri.

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