Quale futuro per il centrosinistra in Umbria?
di Pierluigi Castellani
Credo che sia giunto il momento perché tutte le anime, che intendono riconoscersi nella prospettiva politica del centrosinistra, si interroghino se può esistere un futuro in Umbria per la costruzione di un progetto politico, che sia alternativo a quello del centrodestra, che recentemente ha conquistato la regione. Non c’è ancora dato di sapere come la nuova giunta Tesei intenda dare le risposte alle domande che gli elettori le hanno posto garantendole il consenso. Per ora il primo segnale che è stato dato è quello di intessere un confronto con il governo per chiedere più risorse e quindi per battere cassa. E questo non sembra proprio una novità per una giunta che è nata all’insegna del cambiamento. Anche in tempi, molto lontani, c’era chi non mancava di aprire vertenze nei confronti del governo nazionale ricercando in questo modo di addossare ad altri i propri insuccessi e le proprie responsabilità.
Non credo che gli umbri si attendessero questo da chi si è presentato come “liberatore” dell’Umbria, un liberatore che prima o poi deve attendersi chi vorrà liberarsi del liberatore. Ma resta comunque una grave responsabilità per chi vuole costruire un’alternativa a questo centrodestra a guida leghista. Da dove partire? Innanzi tutto da un’opposizione che sappia offrire un programma ed un progetto alternativo. Cosa questa non facile per chi non è abituato da tempo a sedere sui banchi dell’opposizione. Non basta dire di no ed opporsi alle proposte della maggioranza, occorre fare emergere, anche nelle modalità quotidiane di vivere l’opposizione, che si è portatori di un progetto migliore, di risposte più adeguate per soddisfare le esigenze dei cittadini, occorre , usando un’espressione che può apparire usurata, che la finalità della politica e quindi della gestione del potere è quella di perseguire il bene comune e non cambiare tanto per cambiare, usando come un’arma lo spoil system mettendo amici al posto di bravi professionisti come è avvenuto in importanti città umbre a guida leghista.E’ importante quindi costruire un’opposizione credibile per fare emergere una seria proposta alternativa e facendo così crescere una nuova classe dirigente del centrosinistra, che non può non fare il proprio apprendistato nell’opposizione. Ma tutto questo non basta. Occorre superare l’endemica frammentazione del centrosinistra, buona solo a coltivare individualismi e particolarismi, paghi solo di segnare qualche bandierina nella scena politica regionale. E’ evidente che un nuovo centrosinistra non può fare a meno di un forte e credibile Pd, capace di rinnovarsi senza rinnegare la buona amministrazione, che ha consentito all’Umbria di raggiungere livelli di servizi più che adeguati ed assicurare un’inclusione sociale, che ha sottratto la nostra regione dal pericolo di vivere tensioni sociali, che si sono manifestate in altre parti del paese. Ma il Pd deve meglio delineare la propria identità, deve tornare al pluralismo culturale delle proprie origini, deve essere veramente inclusivo, forse deve tornare a declinare la parola centrosinistra senza trattino tanto cara a Romano Prodi. Ogni tentativo di tornare indietro, cercare di riprodurre, anche involontariamente, esperienze del passato non può che condannare la sinistra, ma in questo caso tutto il centrosinistra, ad una infeconda testimonianza minoritaria senza alcuno sbocco positivo. Saprà il PD umbro assumersi fino in fondo questo compito?