Spoleto, mamma e padre positivi al coronavirus. Il figlio: ” Lasciati soli senza protezioni, ci mandate al macello ! “

” Ho lottato tutta la mia vita, la mia compagna ha lottato e vinto il cancro ma ci state mandando al macello ! “. E’ la lettera di un figlio disperato, un grido d’allarme sotto forma di una lettera inviata al Sindaco di Spoleto.E’ la storia di un figlio che si trova costretto a fare i conti con il virus Covid-19: il papà ultranovantenne, positivo, ricoverato in ospedale e la mamma , positiva, chiusa in casa. Ad accudirla ci pensa il figlio e la nuora, che abitano in un altro appartamento dello stesso immobile. Anche loro sono in isolamento, nessuno ancora si è presentato per fare loro un tampone. Si chiama P.M. ed è figlio di N.M., un vecchietto di 91 anni di San Giovanni di Baiano che sta combattendo contro il Covid-19 in ospedale a Perugia. Prima di essere portato via dal 118 la moglie lo ha baciato piangendo: ” 65 anni insieme sono molti, e separare due persone dopo così tanto tempo per una situazione così drammatica risulta veramente crudele “, racconta il figlio. Forse quel bacio pieno di tenerezza e amore ha lasciato il segno sulla donna, dopo qualche giorno anche lei risulterà positiva al virus. ” Quando lo abbiamo saputo – scrive  P.M. – nei nostri due appartamenti comunicanti eravamo presenti mio figlio maggiore, mia figlia minore e la mia adorata compagna, un angelo che accudisce insieme a me mia madre”. La piccola, su consiglio dell’ Asl2, è stata subito allontanata dall’abitazione e risulta negativa mentre per il resto della famiglia, da lunedì scorso, è iniziato un calvario fisico e psicologico. ” Si, un calvario – continua il figlio – non sapendo io, mio figlio e la mia compagna se siamo negativi o positivi, siamo costretti in quarantena fiduciaria ad occuparci di mia mamma invalida e non autosufficiente “. Nella lettera inviata al Sindaco di Spoleto Umberto De Augustinis ricorda che la mamma di 86 anni, non muove le braccia, necessita di essere lavata, accudita, rifocillata e coccolata. ” Lo faccio con grande amore – sottolinea P.M. – trattandosi di mia mamma,ma lo facciamo con il terrore nella mente e nel corpo di essere a nostra volta contagiati “.  Una lettera bella , di un figlio che non solo accudisce la mamma ma con il pensiero rivolto a quel letto del Silvestrini dove è ricoverato il suo “vecchietto” di 91 anni. ” Nessuno ci ha fornito materiali adeguati ad affrontare questo mostro, non abbiamo mascherine, se non qualcuna che ci ha lasciato qualche cuore buono appesa al cancello di casa. Non abbiamo grembiuli di protezione, usiamo i sacchi dell’immondizia per proteggerci prima di salire dalla mamma per accudirla. Nessuno ci ha spiegato come agire per evitare di contagiarci e, pur essendo molto bravi e capaci, non abbiamo purtroppo nozioni di infermieristica “. La cosa più grave è che nessuno si è fatto vedere in quella casa malgrado che la mamma abbia diritto all’assistenza essendo ultra ottantenne, invalida e positiva al Covid-19. Poi rivolgendosi al Sindaco della sua città scrive: ” mi chiedo le pare giusto che noi tre, isolati in quarantena senza poter uscire, senza alcun tipo di supporto tecnico e psicologico, siamo costretti ad andare in trincea non avendo nemmeno una fionda per combattere un nemico pericolosissimo come il coronavirus ? “. Il finale è un appello disperato con un velo di tristezza e amarezza: ” Signor Sindaco non sappiamo come finirà questa storia, se ci ammaleremo o no, se sopravviveremo o no, ma le assicuro che se ce la faremo a qualcuno poi presenteremo il conto e sarà molto ma molto salato. Io ho tre figli a cui pensare dei quali due ancora piccoli…veda lei “.