Fase due alla Galleria Space Mater con oltre 100 fotografie di Zouhair Bellahmar
Nella Galleria Space Mater, naturalmente accessibile nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19, è stata allestita l’esposizione composta da oltre cento scatti: la prima tappa dell’esplorazione nell’arte del trentenne è dedicata al Marocco; prosegue nell’architettura del paese Nordafricano e dell’Italia; e, infine, approda in una serie preziosa di ritratti collocati in un ambiente volutamente domestico, perché i volti e gli sguardi fermati nel tempo da Bellahmar raccontano storie complesse, con cui il visitatore è destinato a sviluppare una profonda empatia.
“Dalla Z alla A” è «una retrospettiva sulla mia vita, che cerco sempre di rendere un’opera d’arte. Parto dalla zeta che è l’iniziale del mio nome, perché – racconta Bellahmar – mi sono a lungo sentito tra gli ultimi, almeno fino a quando, a 16 anni, ho visitato per la prima volta il Marocco, comprendendo progressivamente l’enorme ricchezza delle mie origini». Il percorso di accettazione compiuto dal giovane fotografo si ricompone nelle mostra con opere inevitabilmente molto differenti, «perché – spiega l’artista – in Italia ho sempre trovato agevole scattare fotografie, mentre in Marocco il meccanismo era praticamente opposto: qui affogavo il soggetto, lì mi facevo sempre più piccolo».
Negli oltre cento scatti Bellahamar racconta la migrazione e lo spostamento con provocazione, tutti elementi, questi, considerati caratteristiche vive del lavoro dell’artista, che si è avvicinato dieci anni fa alla fotografia come autodidatta per poi studiare differenti tecniche con vari professionisti di settore.
La Galleria Space Mater di Todi è guidata dalla giovane imprenditrice culturale Marta Angeli Coarelli, anche lei tuderte, che con Bellahamar collabora praticamente da sempre. Un legame che si rinnova, inevitabilmente, in occasione di questa mostra, arricchita da due opere inedite che hanno realizzato insieme a partire dall’epidemia del Covid-19 e dal dispositivo di protezione individuale per eccellenza, la mascherina. La direttrice della Galleria Space Mater ha anche prestato il proprio volto per una delle due opere: «Non solo la bocca e il naso sono coperti dalla mascherina, ma anche gli occhi, così da dialogare con le origini di Zouhair raccontate nell’esposizione» ha detto Angeli Coarelli, aggiungendo che l’altra opera è «divisa in quadranti regolari per evocare quella libertà di movimento che ci è stata sottratta dall’epidemia. L’opera contiene oggetti reali come le tenaglie e le mascherine, collocate a circa 2,5 centimetri dal vetro che ricopre l’opera come una teca, richiamando il distanziamento sociale e la palese fragilità scoperta con il Covid-19».