I nuovi contagiati dal virus: piu’ giovani meno gravi.
Il virus circola ancora e in diverse parti d’ Italia ci sono ancora gruppi di infezioni attive. Ma secondo gli esperti i nuovi contagi sono rarissimi e niente hanno a che vedere con quelli di marzo. Insomma si può tirare un bel sospiro di sollievo. Che non vuol dire tornare a vivere come prima, ma con meno preoccupazione si. Il monitoraggio dell’ Istituto superiore di sanità osserva però una diminuzione dell’età media. Afferma Patrizio Pezzotti coordinatore dei report: ” Sono persone più giovani di quelle che vedevamo prima, 55 anni rispetto a 60 anni di media.Essendoci meno infezioni,le capacità del sistema di fare diagnosi sulle persone meno sintomatiche è aumentata”. Su questo sono tutti d’ accordo, i nuovi positivi sono pazienti più giovani con caratteristiche di minore gravità. C’è ancora qualche polmonite di una certa entità in persone avanti con l’età, ma sono infezioni vecchie. Mediamente non ci sono casi gravi e quasi nessun ricovero in Ospedale. Nelle ultime due settimane – anche nelle regioni più esposte come la Lombardia – alcuni pazienti sono stati portati in Ospedale ma – assicurano i medici – sono ricoveri precauzionali, nuove diagnosi senza particolare rilievo clinico. ” I quadri devastanti che abbiamo visto nella prima fase non li vediamo più da un mese e mezzo “, sottolinea il Professor Matteo Bassetti da Genova. Dove si sono infettati i positivi delle ultime settimane ? I cluster familiari sono quelli che si vedono più facilmente, afferma Pezzotti. Ma sono anche quelli che più facilmente vengono identificati e tamponato. Ci sono ancora focolai tra gli operatori sanitari, ma non si tratta di un aumento della infezione, bensì di un maggiore controllo. Focolai vengono registrati ancora nelle case di cura. Al momento da ambiti lavorativi non si notano casi, tutto fa pensare che le aziende stiano rispettando le regole. Le nuove diagnosi sono spesso persone che finalmente sono riuscite a fare i tamponi. Una situazione che ad oggi non presenta rischi particolari e che sembra escludere nuove infezioni anche dopo il lockdown. Insomma per concludere, come dice l’espertissimo professor Alberto Zangrillo, c’è di che essere ottimisti.