GLI SCONTRI DI ROMA E L’ASSALTO ALLA CGIL
di Pierluigi Castellani
Ci sono alcuni, forse neppure pochi, che ritengono non aver senso parlare ancora oggi di antifascismo ed evocare il pericolo di un rigurgito neofascista. Eppure quanto avvenuto a Roma è sotto gli occhi di tutti. La manifestazione contro il green pass è degenerata in atti di violenza sotto la spinta e la guida di esponenti di Forza Nuova, che non nascondono il loro squadrismo di marca chiaramente neofascista. Se fossimo oramai lontani dalle conseguenze sociali ed economiche causate dal covid – 19 forse l’allarme non avrebbe preso le dimensioni che sono approdate in parlamento con la richiesta di scioglimento, in base alla legge Scelba, di Forza Nuova. Ma così purtroppo non è. L’Italia non ha ancora sanato tutte le ferite provocate dalla pandemia e c’è il rischio, come avvenuto nella manifestazione di Roma, che la battaglia che si sta conducendo, servendosi dei social, contro il green pass si saldi con l’antagonismo distruttivo messo in opera dallo squadrismo neofascista e dalla galassia anarcoide, che è scesa in capo nella manifestazione di Milano. Questa saldatura, questa sì, rappresenta un pericolo per l’ordine pubblico e per l’economia del paese, che si sta riprendendo dopo la crisi dovuta alla pandemia. In questo modo si rischia che un movimento antagonista, di solito facilmente contenuto dalle forze dell’ordine e numericamente di scarsa consistenza, arruoli truppe nel campo di chi non vuole vaccinarsi e che ritiene il green pass un attentato alla libertà. Si annunciano poi proteste e scioperi da parte dei portuali, che minacciano di bloccare i servizi della logistica impoverendo il paese. In questo modo può aumentare il disagio della popolazione già colpita per la mancanza di lavoro e dall’aumento della povertà. Quindi se il governo Draghi si preoccupa di questo fenomeno e lo vuole circoscrivere al massimo nelle sue dimensioni ha tutte le ragioni. Ciò avrebbe bisogno però di una larga convergenza delle forze politiche per fare veramente argine a questi fenomeni che possono generare violenza. Ma purtroppo non tutte le forze politiche condividono questa impostazione sia perché dichiaratamente di opposizione ma anche per le ambiguità che alcuni rivelano nella condanna dell’estremismo di chiara matrice neofascista. C’è ancora chi non ha fatto del tutto i conti con la storia e che sembra, a volte, ammiccare al voto anche di queste forze estreme. Ed allora è ancora necessario parlare di antifascismo, non solo per rispetto della costituzione, nata proprio dall’antifascismo, ma anche perché nel paese possono comunque nascere suggestione autoritarie, che se non proprio di marca neofascista, possono serpeggiare nel paese dove, magari in modo recondito, si aggira quel fascismo eterno di cui parlava Umberto Eco. Ed allora dovrebbe essere netta la cesura con quella storia in un paese che vive da settanta anni in pace e nella democrazia.