Crisi Vetrya, il cda approva proposta messa in liquidazione della società: licenziamenti in vista. Riduzione dei ricavi oltre 16 milioni

ULTIMO AGGIORNAMENTO  – Il consiglio di amministrazione della Vetrya di Orvieto ha approvato la proposta  di scioglimento e messa in liquidazione della società e di perseguire, con l’ausilio di professionisti incaricati, ” la verifica per l’accesso alla procedura di concordato preventivo con continuità indiretta delle sole aree/direzioni aziendali per la quale è prevista la prosecuzione delle attività”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla stessa azienda attiva nello sviluppo di servizi digitali, quotata sul mercato Aim Italia. E’ stato quindi convocata per il 10 novembre l’assemblea straordinaria degli azionisti”. Il cda di Vetrya, si legge nel comunicato, ha anche deliberato l’adozione delle ” opportune iniziative per la riduzione del personale delle attività dismesse in ragione della rilevantissima perdita di fatturato”. Approvata  infine ” la prosecuzione delle attività finalizzate a verificare la susistenza dei presupposti per l’accesso a procedura di concordato preventivo”. Una volta concluse, “nei tempi necessari” le analisi, la società spiega che ” darà prontamente informativa in merito alle iniziative opportunamente individuate”. Nel primo semestre 2021 – stando all’ultima relazione finanziaria semestrale consolidata – Vetrya ha accumulato una perdita netta di circa 13 milioni di euro , con una riduzione complessiva dei ricavi delle vendite e delle prestazioni, sempre al 30 giugno, pari a 16,73 milioni di euro (-78% rispetto ad un anno prima) ——————

Fino a poco tempo fa era famosa nel mondo del digitale e telecomunicazioni. Tutto era iniziato ad Orvieto, nel 2010, dalla visione di Luca Tomassini, presidente e amministratore delegato di “Vetrya”.  Una creatura nata sull’Innovazione, che ha portato l’Umbria sulle grandi direttrici dell’alta tecnologia. Un successo dopo l’altro nel giro di pochi anni. Poi è arrivato il grande salto, con società in California, Malesia, Brasile e  Spagna. Solo quattro anni fa , 2017, il suo fatturato ha toccato quota 60,69 milioni di euro (+21,8% rispetto al 2016). Un’azienda di talenti, la cui età media è di 35 anni, che aveva realizzato “la più grande rivoluzione imprenditoriale dall’avvento di Internet: la convergenza del mondo reale e del mondo digitale”, raccontò un giorno Luca Tomassini, considerato uno dei padri della telefonia mobile italiana nonché l’inventore della prima mobile tv per Tim. In poche parole, un nuovo modello di vita, alimentato e sostenuto dalle nuove tecnologie. Un vero e proprio fiore all’occhiello non solo per l’Umbria ma per l’intero Paese. Tomassini, imprenditore stimato e amato ad Orvieto, ha sempre coltivato il sogno di aiutare i giovani ad entrare nel digitale attraverso progetti di collaborazione con l’Università e l’erogazione di borse di studio. ” Il nostro è un mondo che punisce chi non cambia – confessò un giorno Tomassini – e, se non si porta avanti con convinzione il modello dell’industria 4.0, anziché sostenere “era meglio prima” si finisce per firmare la propria condanna a morte. Lo so che i pessimisti hanno sempre ragione ma, ne sono ultra convinto, sono gli ottimisti che cambiano il mondo”. Poi la grande scelta: quotare Vetrya nella Borsa italiana. All’improvviso però il gioiello di famiglia entra in crisi. Un fulmine a ciel sereno, un temporale d’agosto porta alla luce una crisi inaspettata. Due mesi fa, il management del gruppo fa sapere che c’è ” uno scostamento rispetto al budget” e di non poter raggiungere gli obiettivi del piano industriale per il 2021. Ventitre giorni fa (30 settembre) arriva l’ennesima brutta notizia da Piazza Affari per Vetrya: il titolo segna la performance peggiore (-5,66%) del listino milanese ed è stato fermato anche in volatilità. Arriva poi la notizia peggiore. La società ha chiuso i sei mesi con un rosso di oltre 13 milioni di euro e ha deciso di far ricorso alla procedura concorsuale per garantire la continuità aziendale. A quel punto serviva un nuovo piano industriale , visto che quello approvato a gennaio non appare più realizzabile. I numeri sono crudeli, come sempre: Vetrya ha registrato ricavi consolidati scesi da 21,5 milioni a 4,77 milioni, un ebitda consolidato negativo per 3,65 milioni e una pfn di 16,29 milioni, contro i 12,58 milioni di euro al 31 dicembre 2020. Passano i giorni che il titolo di Vetrya crolla con perdite continue, tanto che la Borsa italiana decide di sospenderlo dalle contrattazioni. La decisione viene presa esattamente ieri. Il valore del titolo ha perso il 36% nell’ultimo mese, quasi il 70% da inizio anno. La quotazione iniziale era di 6 euro ad azione, giovedì è crollata fino a 0,48 centesimi. Una tremenda doccia fredda per Vetrya e per l’Umbria. Il tracollo del fatturato che si è registrato nel primo semestre dell’anno è pesante. Ora si attende l’approvazione del nuovo piano industriale e la ristrutturazione dell’azienda, ci sarà da convincere prima di tutto il Tribunale al quale Tomassini si è affidato, chiedendo di accedere alle procedure concorsuali. E, come succede in questi casi, dovrà essere convincente e credibile. Una partita complicata ma ancora possibile. Una partita da vincere assolutamente perché Vetrya ha rappresentato e rappresenta per l’Umbria una scommessa da vincere.