Le dimissioni di Napolitano e il nuovo Presidente della Repubblica
di Pierluigi Castellani
Nel confronto politico di questi giorni e nei media impazza il totopresidente. C’è una girandola di nomi e tutti si dicono certi di avere il nome giusto per il Quirinale. La verità è che ,a meno di due settimane dal’inizio delle votazioni dei grandi elettori, nessuno sa con certezza come finirà davvero questa partita. Di sicuro c’è che sarà difficile trovare un candidato alla più alta carica dello Stato che sia all’altezza di Giorgio Napolitano. Il Presidente dimissionario è l’unico nella storia della Repubblica che abbia avuto la possibilità di doppiare il settennato, e questa è già una eccezionalità che dovrebbe da sola porre all’attenzione ed alla gratitudine degli italiani una personalità come Napolitano. Ha saputo tenere unito il paese in momenti difficili dando sicurezza e certezza alle nostre relazioni internazionali e difendendo la Costituzione con forza e vigore pur nella consapevolezza della necessità di un suo aggiornamento. Infatti Napolitano lascia il suo incarico dopo aver visto intraprendersi la strada delle riforme, come del resto aveva detto all’inizio del suo secondo settennato. Riforme, la cui necessità aveva sollecitato nei suoi messaggi al Parlamento ora finalmente impegnato nell’esame della nuova legge elettorale e della revisione del bicameralismo perfetto. Ma Napolitano sarà anche ricordato per il suo autentico europeismo e per la statura internazionale con cui ha saputo rappresentare il nostro paese anche esercitando una doverosa supplenza nei confronti di qualche governo non del tutto all’altezza dei rapporti internazionali ,che il nostro paese deve coltivare. Non tutti sono grati a Napolitano. C’è qualche esponente del centrodestra che gli imputa la mancata grazia a Berlusconi e poi c’è Grillo, che con la consueta sguaiatezza non gli perdona il suo essere stato il difensore di una politica alta e mille anni luce distante dalle beghe da cortile spesso alimentate dal grillismo.
Ora il Parlamento ed i delegati regionali devono eleggere il nuovo Presidente della Repubblica sottraendo questo decisivo appuntamento dal quotidiano gioco degli sgambetti politici. E’ giusta l’impostazione che sta dando Renzi: il Presidente della Repubblica deve essere eletto dal più ampio possibile schieramento di forze politiche. E questo significa che l’elezione del nuovo Capo dello Stato non può essere l’ occasione per continuare a combattere, coperti dal voto segreto, quella partita ,tutta interna al PD, volta a delegittimare la leadership di Renzi del resto conquistata attraverso un congresso ampiamente partecipato. Alcune mosse , alcuni distinguo fanno pensare che questa volontà alberghi in alcuni della minoranza PD, dimentichi della brutta figura fatta fare al partito dai 101 franchi tiratori che affossarono, quasi due anni fa, la candidatura di Romano Prodi. Qualche tentazione di eccessivo protagonismo, per conquistare maggior peso nel governo, può nascere anche all’interno di qualche partito minore della maggioranza , senza contare che ci sarà sempre qualche guastatore ( vedi Grillo, vedi Salvini ) che tenterà di intorbidare le acque in un passaggio così decisivo quale la elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ci auguriamo tutti che questo non avvenga e che l’Italia abbia , in tempi brevi, un nuovo Capo dello Stato che possa degnamente sostituire Giorgio Napolitano.