Neonato abbandonato e trovato morto, processo da rifare alla donna 31enne di Terni
La prima sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a 14 anni di reclusione della Corte d’assise d’appello di Perugia, per omicidio volontario, nei confronti della trentunenne di Terni accusata di aver abbandonato, il 2 agosto del 2018 nel parcheggio di un supermercato di Borgo Rivo, il figlio appena nato e poi morto. I giudici hanno quindi rinviato gli atti alla Corte di assise di appello di Firenze per valutare la riqualificazione giuridica del fatto. Ad impugnare la sentenza di secondo grado erano stati i legali della donna, gli avvocati Alessio Pressi e Attilio Biancifiori, i quali nella loro istanza avevano chiesto la riqualificazione del reato da omicidio volontario ad infanticidio. “E’ un buon risultato”, commenta il pronunciamento della Cassazione l’avvocato Pressi, in attesa di leggerne le motivazioni. La giovane – che in primo grado era stata condannata a 16 anni di reclusione dal Tribunale di Terni con rito abbreviato – si trova attualmente ai domiciliari in una comunità. Era il 2 agosto del 2018 quando il piccolo venne lasciato in una busta, avvolto in un asciugamano, e venne ritrovato morto da un cliente del supermercato diverse ore dopo. Il sacchetto con il corpo era stato lasciato nei pressi di una siepe che costeggia il parcheggio, nella zona di Borgo Rivo. Dopo pochissimi giorni fu arrestata la donna, allora 27enne. Agli inquirenti spiegò di aver tenuto nascosta la gravidanza al compagno e agli altri familiari, di aver partorito in bagno e di aver tagliato il cordone ombelicale nel bidet. Di aver poi avvolto il bambino in un asciugamano e averlo messo con tutta la placenta nella busta, poi lasciata nel parcheggio. La donna spiegò poi che ” sperava che qualcuno lo trovasse vivo”.