Appello disperato di pazienti e medici dell’ematologia di Perugia: “Senza una seconda apparecchiatura a rischio molte vite”. L’intervento di Massimo Martelli
Ormai non passa giorno che in Umbria non si alzi un grido d’allarme sulla sanità. Questa volta la reprimenda arriva da Massimo Martelli, scienziato perugino che, nel 1992 ha effettuato il trapianto di midollo osseo da donatore non compatibile. Il primo al mondo. Un professionista di grande personalità scientifica, un ematologo di altissimo spessore che ha inciso profondamente nella cura dei pazienti ematologici. Il professor Martelli è stato definito dalla società scientifica internazionale “uomo del Rinascimento”, ha creato una grande scuola di Ematologia a Perugia, un clinico fantastico che ha contribuito in maniera determinante ai progressi nel trapianto di midollo. Insomma, un protagonista assoluto a livello mondiale. Insieme a lui, questa mattina, sono scesi in campo una quarantina di pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo. Emozionante l’appello rivolto dai pazienti alla Regione: “E’ in gioco la vita delle persone”. Ma andiamo con ordine. C’è una seconda apparecchiatura per la radio-tomoterapia elicoidale, da utilizzare per il trapianto di midollo osseo in soggetti affetti da leucemia acuta, da acquistare. Una apparecchiatura fondamentale e innovativa che assicura una strategia trapiantologica estremamente efficace nell’assicurare la guarigione dalla malattia. Il macchinario in questione garantirebbe la possibilità di trattare quattro o cinque pazienti al mese invece dei due attuali. ” E’ una macchina essenziale – ha sottolineato Martelli – che consente la guarigione nella stragrande maggioranza di pazienti con leucemia acuta. I risultati della nostra clinica sono riconosciuti a livello internazionale, il 75 per cento dei pazienti guariscono ma fare solo due trapianti al mese mette a rischio la vita dei pazienti o li costringe a metodologie convenzionali con risultati inferiori”. Purtroppo non si è mosso nulla di concreto: il macchinario costa circa 5,5 milioni di euro. Si è tentata anche una joint venture tra Regione e Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ma “tutto si è infranto”. Ultimamente è stata la stessa professoressa Cristina Mecucci, nuova responsabile della struttura complessa di Ematologia dell’Ospedale di Perugia, che ha preso il posto del professor Brunangelo Falini, altro professionista di livello internazionale andato da poco in pensione, a lanciare il grido di allarme: “Abbiamo bisogno di personale, abbiamo bisogno della seconda apparecchiatura per salvare molte vite”. Commovente l’appello alla Tesei dei pazienti: “Saremmo ipocriti se non dicessimo che, in una situazione in cui è in gioco la vita di persone colpite dalla nostra stessa malattia, la mancanza di una rapida soluzione del prosperato problema non potrà salvarci dal rammarico e dalla vergogna”. Una corsa, quindi, contro il tempo perché la mancanza di una rapida soluzione potrebbe essere letale.