Cittadella della Giustizia, architetti di Perugia :“Perché non si offre il meglio alla città?”
“Ben venga la riqualificazione dell’ex Carcere Femminile ma un progetto di rigenerazione urbana molto importante per la città merita quantomeno una riflessione sulla qualità dell’intervento di cui il presupposto principale parte dalla qualità della progettazione”. Esordisce così Marco Petrini Elce, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Perugia.
“Nonostante la qualità della rigenerazione urbana costituisca uno dei temi più rilevanti delle discussioni legate allo sviluppo delle città e presupposto principale dei finanziamenti del PNRR, a questo – prosegue il presidente – non sempre corrisponde una tangibile sensibilità da parte delle Amministrazioni appaltanti delle opere pubbliche. Purtroppo si continuano a perseguire, come in questo caso, strade apparentemente più semplificate per gli affidamenti degli incarichi senza mai però prendere in considerazione il concorso di progettazione. Si vuole ricordare, come stabilito dal Codice degli Appalti, che per la progettazione di lavori di particolare rilevanza sotto il profilo architettonico, ambientale, paesaggistico, storico-artistico e conservativo le stazioni appaltanti devono utilizzare la procedura del concorso di progettazione”.
“È singolare rilevare – sottolinea Petrini Elce – che proprio per il progetto della ‘cittadella della giustizia’ non si applichino correttamente i dettati normativi. Ovviamente non è intenzione dell’Ordine appellarsi al solo rispetto delle norme ma piuttosto si vuole ribadire che la città e coloro che devono decidere cosa rappresenti il meglio per il suo sviluppo perché dovrebbero privarsi di una moltitudine di idee e proposte? Perché non si dovrebbe fare una competizione basata su qualità e idee piuttosto che su una ‘meccanica’ attribuzione di punteggi finalizzata sostanzialmente ad ottenere il prezzo più basso? L’architettura è patrimonio della collettività perché la buona architettura migliora la qualità della vita. Questo è ciò che chiediamo e che offriamo alla riflessioni dei cittadini che hanno a cuore la città e la bellezza del nostro patrimonio storico artistico. Inutile qui ribadire che il concorso consente di premiare la qualità del progetto e conseguentemente anche di quella che sarà la realizzazione di un’opera, ma ci preme invece sottolineare che tale procedura di affidamento consente di contrarre i tempi rispetto a quelle canoniche previste dal Codice degli Appalti. Un esempio su tutti: il concorso di progettazione del Parco del Ponte di Genova ha consentito tempi di assegnazione inferiori alla procedura acceleratoria (ovvero in deroga a tutte le norme contenute nel codice) relativa alla ricostruzione del Ponte. Per questo non ci si venga a dire che la contrazione dei tempi è la giustificazione del fatto che si è scelta una procedura di affidamento diversa, perché possiamo dimostrare che non è così”.
“È bene, inoltre, far sapere ai cittadini – rimarca il Presidente dell’Ordine – che il concorso di progettazione non richiede maggiori costi rispetto ad una procedura ordinaria e soprattutto, scegliendo la formula ‘a due gradi’, coloro che vengono selezionati per il secondo grado di approfondimento progettuale ottengono anche un rimborso delle spese sostenute. Pertanto non si crea solo qualità ma si crea anche lavoro. Il concorso di progettazione è prassi consolidata in Europa ed è uno dei punti cardine delle ‘leggi per l’architettura’ in Francia, Catalogna e Spagna, come garanzia per il perseguimento di alta qualità architettonica. Il nostro Ordine poi è da sempre a disposizione di tutte le amministrazioni per agevolare e supportare il ricorso a tali procedure. Sulla base di questi presupposti – conclude Petrini – chiederemo un incontro all’Agenzia del Demanio per confrontarci su questo, ma anche su altri progetti che ha posto in gara, chiedendo la partecipazione delle massime istituzioni cittadine e regionali”.