Chiesa San Severo, visita dell’assessore regionale Agabiti
PERUGIA – Una visita informale per conoscere i ricercatori e complimentarsi con i membri del Laboratorio di diagnostica per i beni culturali per il grande lavoro che stanno svolgendo grazie al progetto “Luce e colore nel rinascimento in Umbria: da Perugino a Raffaello. Indagini diagnostiche sulla materia e tecniche esecutive”, che ha visto impegnati esperti nella Chiesa di San Severo a Perugia: si può riassumere così il senso della visita effettuata nei giorni scorsi dall’assessore alla Cultura della Regione Umbria, Paola Agabiti, insieme al consigliere regionale, Valerio Mancini, alla Chiesa di San Severo nel capoluogo umbro, per ammirare da vicino l’opera dei due grandi Maestri, Perugino e Raffaello, che negli anni dal 1505 al 1521 si sono susseguiti in successione insolita nella realizzazione del dipinto.
Il progetto è cofinanziato dalla Regione dell’Umbria, oltre che dalla Fondazione Perugia e dal Comitato promotore delle celebrazioni per il quinto centenario della morte del pittore Pietro Vannucci detto “Il Perugino”, in ragione non solo della ricchezza dei dati inediti che verranno acquisiti ad esito delle indagini diagnostiche non invasive effettuate dal Laboratorio di Diagnostica, ma anche e soprattutto, per l’ originale valenza territoriale del progetto stesso, che coinvolge e unisce un territorio piuttosto ampio e un numero consistente di Comuni umbri.
“Abbiamo fortemente sostenuto questo progetto insieme al consigliere Mancini che da subito ha apprezzato l’iniziativa, così come crediamo sia cruciale l’importanza del ruolo che riveste il Laboratorio di diagnostica per i beni culturali – ha commentato l’assessore Agabiti – Nel 2020, la Giunta regionale ha immediatamente dimostrato grande interesse per l’Associazione che, dopo anni di intensa attività, registrava una forte contrazione dei finanziamenti e quasi l’azzeramento delle attività. Da subito, ho ritenuto quindi prioritario, garantire concreto sostegno e risorse sufficienti per poter riavviare le attività e stipulare rapporti di collaborazione con tecnici professionali. Le finalità istituzionali del Laboratorio prevedono lo svolgimento di indagini sistematiche su vari fronti compresa l’influenza che i fattori ambientali, sia naturali che accidentali, esercitano sui processi di deterioramento dei beni culturali, la consulenza ed assistenza scientifica e tecnica per le amministrazioni pubbliche nella prevenzione, manutenzione e restauro, la costituzione di un archivio dei restauri dei beni culturali e la raccolta di documentazione funzionale alla redazione della Carta del Rischio. In un territorio come l’Umbria con un inestimabile patrimonio culturale e purtroppo soggetto a episodi sismici frequenti, le indagini non invasive effettuate con strumentazioni portatili tecnologicamente all’avanguardia, risultano fondamentali per preservare opere importanti con un approccio multi-tecnica, applicabile a tutti gli aspetti di conoscenza dello stato di conservazione delle opere d’arte di varie tipologie materiche, nonché all’analisi e valutazione delle condizioni ambientali di conservazione, con la messa a punto di procedure e tecniche rivolte sia a situazioni di gestione ordinaria del patrimonio, che a situazioni di emergenza”.
Con il progetto “Luce e colore nel rinascimento in Umbria: da Perugino a Raffaello”, ideato alla fine del 2021 – hanno ricordato nel corso della visita la presidente del Laboratorio, Marina Balsamo, e la direttrice Vittoria Garibaldi, si vuole celebrare il Perugino, attraverso una lettura diversa e sicuramente affascinante che grazie a sistematiche analisi scientifiche in grado di penetrare la superficie pittorica dell’opera, rendono visibili il procedimento creativo del Maestro, il disegno preparatorio, i “pentimenti”, gli aggiustamenti nell’elaborazione della composizione e i rifacimenti. Obiettivo principale del progetto è la raccolta sistematica e omogenea dei dati, in formato digitale, utilizzando la medesima metodologia, così da poter mettere a confronto la materia costitutiva e le tecniche di esecuzione utilizzate nell’esecuzione di ben 36 opere, tra dipinti su tavola o tela e dipinti murali, dislocate in 25 siti nei comuni di Bettona, Cerqueto, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Foligno, Fontignano, Montefalco, Monteleone d’Orvieto, Panicale, Perugia, Santa Maria degli Angeli, Spello e Trevi. Inoltre, analizzando il naturale degrado dell’opera, la diagnostica potrà fornire indicazioni e confermare informazioni provenienti da fonti diverse – archeologiche, epigrafiche, archivistiche, storiche o scientifiche – non solo legate allo stato di conservazione, così da integrare il patrimonio di conoscenze con dati inediti.
All’iniziativa, coordinata dalla dottoressa Vittoria Garibaldi, direttore scientifico del Laboratorio di diagnostica per i beni culturali, collaborano, oltre al personale del Laboratorio, ricercatori del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia, del Dipartimento di Scienze Chimiche Applicate dell’Università di Urbino e del CNR IRET – Porano (TR). Tali Enti sono partner del progetto insieme al Laboratorio Arvedi – CISRiC dell’Università di Pavia.
Le attività di indagine diagnostica sono state concretamente avviate sulle opere di Città della Pieve, Spello, Deruta, Monteleone di Orvieto, Bettona, Trevi.
Anche a Perugia il Laboratorio ha eseguito indagini diagnostiche non invasive sui dipinti della Fondazione Perugia, dell’Abbazia di San Pietro, del Collegio del Cambio e sul dipinto murale della Cappella di San Severo.