L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E IL SILENZIO DELLA PRESIDENTE TESEI

di Pierluigi Castellani

Sta diventando assordante il silenzio della giunta regionale sulla proposta di autonomia differenziata del ministro Calderoli. Molte sono state le critiche e molti i dubbi sollevati dal complesso delle autonomie regionali e locali e da studiosi di vario orientamento, ma in questo dibattitto non si è minimamente inserito l’esecutivo della nostra regione eppure sono evidenti i rischi, che corre una regione piccola come la nostra e con una capacità fiscale molto inferiore alle regioni del nord. Gli schieramenti sono evidenti: da una parte le regioni del nord guidate dalla Lega e dall’altra le regioni del sud, e non solo,   che temono un loro impoverimento e quindi un aggravamento delle condizioni sociali ed economiche dei loro territori. La Lega di Salvini, avendo fallito il tentativo di insediarsi anche nel sud d’Italia come partito nazionale ed essendo stata superata al nord da FDI a guida Meloni, cerca di ritornare alle originarie battaglie della Lega di Bossi. Torna quindi la orgogliosa ed identitaria rivendicazione di maggiore autonomia della Lombardia e del Veneto con la richiesta di trattenere e gestire autonomamente le cospicue risorse del gettito fiscale, che in quei territori si ricava. E l’unità del paese ? E le grandi battaglie che le forze politiche del novecento hanno sempre ingaggiato per il riscatto del mezzogiorno e per assicurare l’unità del paese ? Tutto questo non sembra interessare il ministro leghista Calderoli nonostante largheggi in continue e ripetute rassicurazioni. La verità è che ciascuno dei contraenti il patto di maggioranza, che guida il paese,  deve innalzare la propria bandierina per segnare il terreno del proprio elettorato e soprattutto per non essere fagocitato dalla forza politica di Giorgia Meloni ancora, così sembra, in luna di miele con il paese. Ma quello che sconcerta è che in questo confronto, che ha raggiunto una forte valenza nazionale, sia del tutto assente la regione dell’Umbria, che non ha nulla da guadagnare se la proposta Calderoli verrà approvata così come è scritta. Ne vanno di mezzo i valori e le condizioni sociali ed economiche degli umbri, il livello dei servizi sociali e sanitari, già messi a dura prova dalla politica sanitaria della giunta Tesei, che sta impoverendo i presidi territoriali pubblici, e là dove arretra il pubblico è evidente che lo spazio viene occupato dal privato. Sembra che non  abbia insegnato nulla la lunga emergenza a cui ci ha costretto la pandemia da covid-19. Questa dolorosa esperienza ha largamente dimostrato che senza una qualificata risposta pubblica all’emergenza sanitaria le famiglie ed i cittadini sono i primi a subirne gravi conseguenze. So bene che fu il centrosinistra a modificare nel 2001 il titolo V della nostra Costituzione. Ma quella modifica si inseriva in un quadro di certezze volte ad assicurare l’unità nazionale. Non ci sono ancora i Lep ( livelli essenziali delle prestazioni ) , non vengono indicate le risorse per assicurare equità di prestazioni in tutto il territorio nazionale, non sono state chiarite con certezza le modalità di costituzione del fondo perequativo per soccorrere le regioni che non  hanno capacità fiscale adeguata ad assicurare questi livelli e soprattutto c’è la fretta della Lega ad issare questa bandierina nel timore di essere soppiantata da altre forze politiche proprio nel nord dove la Lega bossiana è nata. La presidente Tesei tace su tutto questo e muta si adegua alla linea del suo partito nel timore, forse, che il “capitano ” Salvini l’abbandoni al suo destino. Qui c’è una grande battaglia che le opposizioni possono fare per far sentire la voce degli umbri, che non possono assistere alla decrescita dei livelli sociali ed assistenziali, che in passato erano stati loro assicurati.