Trasimeno, i progetti Iti “best practice” per le aree interne
Una best practice che è diventata tale in tutte le aree interne, “a dimostrazione che sono stati intercettati bisogni reali del territorio”. L’intervento di “Inclusione Sociale” ITI Trasimeno, realizzato attraverso un finanziamento POR FSE 2014-2020 da un milione di euro, “è stato un’opportunità per mettere in rete tutti gli attori che operano nei vari territori del Trasimeno e creare un rinnovato senso di unità, appartenenza e inclusione”.
Per questi motivi l’Unione dei Comuni del Trasimeno, in attesa dell’attivazione dei fondi della prossima programmazione comunitaria, intende assicurare continuità, per tutto il 2023, alle quattro principali azioni Iti di inclusione sociale: Cag (Centri di aggregazione giovanili), Cmi (Centri di mediazione interculturale), Affido familiare e Sistema informativo di accesso ai Servizi sociali.
Il punto sui risultati fin qui prodotti dall’intervento di “Inclusione Sociale” ITI Trasimeno e sulle intenzioni future è stato fatto nei giorni scorsi al Teatro Cesare Caporali di Panicale nel corso di una iniziativa promossa dalla stessa Unione dei Comuni del Trasimeno e dalle cooperative Polis e Frontiera Lavoro a cui è stata affidata la gestione dei servizi.
Finanziato dal POR FSE Umbria 2014-20 (Asse “Inclusione Sociale e Lotta Alla Povertà”), l’intervento si è sviluppato attraverso quattro diverse azioni: gestione di tre Centri di Aggregazione Giovanile (CAG) situati a Tavernelle, Castiglione del Lago e Tuoro sul Trasimeno; gestione di due Centri di Mediazione culturale per Comunità immigrate a Castiglion Fosco e Magione; servizio di supporto ai Progetti di Affido familiare; realizzazione del Sistema informativo di accesso ai Servizi sociali per gli otto Comuni del Trasimeno https://www.ititrasimenosociale.it/, il primo vero sistema informativo unico per l’accesso ai servizi dell’intero territorio lacustre.
“Oltre 350 giovani tra i 6 e i 18 anni – è stato riferito nel corso dell’incontro di Panicale – hanno trovato nei Cag opportunità di solidarietà, accoglienza, formazione ed esperienze di crescita nella fase post pandemia. Tante comunità di migranti hanno trovato nei Centri di mediazione le risposte ai problemi di alfabetizzazione e ad altre esigenze. Numeri che confermano il raggiungimento dei bisogni del territorio”.
“Un esempio di cooperazione tra comuni e di civiltà – ha definito l’intera operazione Gaetano Mollo professore ordinario dell’Università degli studi di Perugia -. Questo progetto a mio avviso ha creato tre grandi ponti: tra individualità e comunità; tra natura e cultura; tra tradizione e innovazione”.
“Ora puntiamo ad una strutturazione della co-progettazione, all’accoglienza, all’integrazione sociosanitaria – hanno dichiarato gli amministratori dell’Unione dei Comuni del Trasimeno nel corso dell’evento -. L’Unione si è già aggiudicata la prossima programmazione comunitaria come Area Interna che prevede interventi nel campo dell’istruzione, della sanità, della mobilità, dell’assistenza tecnica. Interventi che sarà più semplice del passato da realizzare in quanto abbiamo un patrimonio già avviato che non vogliamo disperdere”.
Ma nell’attesa che i nuovi fondi comunitari siano disponibili, c’è l’impegno delle Amministrazioni comunali interessate a dare continuità ai singoli progetti con risorse proprie.
Di necessità di proseguire nel solco dell’operazione Iti ha parlato anche la presidente di Frontiera Lavoro, Roberta Veltrini, mentre Franco Piombaroli, presidente di Polis ha sottolineato come i progetti in questione abbiano messo alla prova la capacità delle due cooperative di collaborare e la loro interculturalità.
L’intero progetto è stato raccontato in forma narrativa da Cristiano Schiavolini. Per la valutazione progettuale è infine intervenuta Silvia Iossa, spin-off dell’Università degli studi di Firenze.