Terni, detenuto mette sottosopra carcere e ospedale: momenti di paura nella notte

Un detenuto tunisino di 26 anni si è reso protagonista di una serie di episodi violenti, iniziati nel carcere di Terni e continuati nell’ospedale Santa Maria dove era stato accompagnato per aver ingerito, a suo dire, lamette e pile come gesti autolesionisti.  A raccontare l’ennesimo episodio sono i sindacati di polizia penitenziaria Sappe e Sinappe. Il tutto sarebbe nato per futili motivi: prima ci sarebbero stati gesti di autolesionismo poi l’aggressione ad un poliziotto addetto alla sorveglianza della sezione che è stato trovato dai colleghi a terra colpito da un malore. Non contento il 26enne avrebbe aggredito un altro agente della penitenziaria afferrandolo con forza per la giacca e solo l’intervento di altro personale avrebbe evitato il peggio. Riportata la calma, il detenuto è stato trasportato all’ospedale di Terni per accertare le sue condizioni. “Al Pronto soccorso – affermano i due sindacati – ha dato di nuovo in escandescenza urlando frasi sconnesse e minacciando i presenti. E’ stato contenuto a fatica dalla polizia penitenziaria di scorta. Ma l’episodio più grave si è verificato quando il tunisino è stato momentaneamente allocato in osservazione al reparto testa-collo”. Infatti, secondo il racconto dei rappresentanti degli agenti, il detenuto avrebbe messo in atto “comportamenti provocatori verso il personale di scorta, sputando verso di loro, lanciando le bende sporche di sangue con cui era stato medicato e imbrattando i muri del reparto, insultando anche le altre persone ricoverate nel reparto, comprese le donne e i bambini presenti”. Il tunisino avrebbe “minacciato il personale di scorta dicendo che gli “avrebbe tolto la pistola e sparato, che all prima occasione li avrebbe accoltellati tutti”. Il tutto si sarebbe verificato in piena notte, fino a che non si è reso necessario anche l’intervento della polizia di Stato. Sappe e Sinappe chiedono alle istituzioni locali un intervento presso il Dipartimento del ministero della Giustizia per convincere l’amministrazione penitenziaria ad inviare personale negli istituti di pena dell’Umbria, ormai con organici ridotti e convincere il provveditorato a bloccare i continui trasferimenti in entrata di tali tipologie di detenuti.