Donna morta a Spoleto, la risposta della Usl e le ragioni che non convincono. Confermato il ritardo nei soccorsi
La risposta del direttore Massimo De Fino non convince e sicuramente non rende più lieve il dolore dei familiari della donna deceduta per un malore pochi giorni fa a Spoleto. Non convince almeno per due ragioni. La prima: affermare che ” le due ambulanze di Spoleto erano già in missione per pazienti positivi al Covid” è inaccettabile perché una città, la quinta dell’Umbria, e un territorio vasto come lo spoletino (che comprende anche la Valnerina), non può essere garantito con solo due ambulanze. Soprattutto in un periodo di ripresa del Covid, come dimostrano gli stessi dati di questi giorni, tanto più che come lo stesso direttore sostiene i mezzi vanno sanificati. La seconda: nell’affermare che si è trattato di un evento “extraospedaliero” si dimentica di essere responsabile di una Azienda sanitaria locale e non di una azienda ospedaliera. Infatti, solo a Perugia e Terni le due aziende coincidono con un singolo ospedale. Resta comunque un dato certo, confermato dallo stesso De Fino: la chiamata alla Centrale operativa del 118 è arrivata alle 20,04, la prima ambulanza (uno delle tre di Foligno) si è liberata alle 20,19 ed è arrivata nell’abitazione della vittima alle 20,37. In sintesi tra la chiamata dei familiari e l’arrivo dell’ambulanza da Foligno sono passati ben 33 minuti. De Fino poi ci tiene a puntualizzare che ” è singolare di fronte a un tragico evento, leggere dichiarazioni che approfittano delle stesso per gettare discredito sul presidio di Spoleto o sul progetto del terzo polo che mai come in questo caso, sono esclusi dalle responsabilità”. E’ comprensibile lo sfogo del direttore De Fino ma, anche in questo caso, ci sono due cose da precisare. La prima: è legittimo e doveroso che amministratori locali si preoccupino dell’ospedale della propria città e della salute dei propri concittadini. La seconda: la stessa governatrice Tesei, poco più di sei mesi fa, in occasione della morte per infarto di un uomo settantenne giunto al Pronto soccorso di Spoleto, chiese di attivare “tutte le forme di indagine interna al fine di ricostruire celermente quanto accaduto ed individuare eventuali responsabilità”. E’ dunque naturale che i rappresentanti delle istituzioni avvertano la necessità di tutelare il diritto alla salute come fondamentale “diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art.32 della Costituzione).