L’Umbria rischia la stagnazione, Banca d’Italia smentisce l’ottimismo di Confindustria: “Progressivo indebolimento dell’economia umbra”
Per il presidente di Confindustria Umbria, Vincenzo Briziarelli, l’industria umbra “è robusta e solida” ma da Banca Italia arriva un giudizio completamente opposto. Nel 2023, per la direttrice Miriam Sartini, sulla scorta dei dati analizzati e illustrati oggi, “è proseguita la fase di progressivo indebolimento” delle attività economica umbra in atto dalla metà dello scorso anno. L’aggiornamento congiunturale realizzato da Banca Italia e presentato a Perugia certifica che in base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) nel primo semestre il prodotto è cresciuto dell’ 1,3 per cento rispetto al periodo del 2022, ovvero in forte rallentamento. L’indicatore coincidente Regiocoin-Umbria, che fornisce una stima dell’evoluzione delle componenti di fondo dell’economia regionale, mostra poi un peggioramento a partire dal mese di marzo e nella fase più recente è divenuto negativo. Una situazione, quella fotografata da Banca d’Italia, che fa temere una vera e propria stagnazione. Tra i diversi settori si registra una vera crisi del settore del commercio e, malgrado il superbonus, anche l’edilizia rallenta la sua crescita. Segnali che in realtà sono già emersi nei mesi scorsi quando il passo è diventato più lento e incerto. L’inflazione, infatti, in Umbria ha raggiunto livelli superiori alla media nazionale. Già cinque mesi fa Banca d’Italia aveva sottolineato il rallentamento della produzione industriale e la perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie umbre. Tanto è vero che le parole utilizzate (incertezza e prudenza) evidenziavano una evidente preoccupazione. Rimboccarsi le maniche era stata stata la parola d’ordine di alcuni mesi fa. Gli stessi dati di fine luglio forniti da “Movimprese” avevano fatto emergere che in Umbria tra iscrizioni e cessazioni delle imprese il calo del saldo era stato del 30,6%, oltre il doppio della flessione media nazionale. Si trattava del saldo più basso degli ultimi 13 anni compreso l’anno della pandemia. L’Umbria, è stato detto, presenta un quadro peggiore della media nazionale.